Alla base della distruzione delle foreste ci sono agricoltura e allevamento non sostenibili – anche se sono in corso azioni, come la moratoria per la soia brasiliana, per ridurre il tasso di deforestazione – mentre gli ambienti fluviali sono minacciati da oltre 250 progetti di costruzioni di grandi dighe, che rischiano di avere impatti devastanti sul regime idrologico e sulla sopravvivenza di specie di pesci migratori uniche al mondo. Oltre 20 progetti di costruzioni di grandi strade permetteranno, se portati a termine, di violare le aree più nascoste e intatte della foresta amazzonica, mentre sono aumento in modo esponenziale le mire espansionistiche del settore minerario e dell’estrazione di idrocarburi, con oltre 800 permessi già concessi nelle aree protette e altri 6.800 in esame.
L’Amazzonia è il più grande sistema forestale e fluviale al mondo,ospita un decimo delle specie viventi, e oltre 2.000 nuove specie di piante e vertebrati sono state scoperte e descritte dal 1999. Il vapore acqueo rilasciato dalla vegetazione crea veri e propri “fiumi volanti” che influenzano il regime delle piogge in Centro e Sud America. Inoltre il carbonio stoccato negli alberi e nelle foglie (che viene rilasciato in atmosfera in caso di incendi) è di importanza vitale nel contrasto ai cambiamenti climatici.
L’Amazzonia è la casa per 34 milioni di persone di oltre 350 gruppi indigeni, alcuni dei quali vivono in volontario isolamento. Nonostante il 17% delle foreste sia stato distrutto, ampie aree rimangono ancora in buone condizioni.
Il WWF è impegnato nell’area da molti anni attraverso la LAI (Living Amazon Initiative) che suddivide la propria azione in approcci regionali e uffici di programma, lavorando sull’implementazione delle aree protette, la mitigazione degli impatti per la difesa della biodiversità e sul dialogo e coinvolgimento delle popolazioni locali.