Guai in vista per il governo italiano provenienti da Bruxelles, non c’entra nulla il tanto strombazzato vertice di queste ore bensì la quotidiana opera dell’Unione per la salvaguardia dell’ambiente. L’Italia era tenuta ad assicurare il giusto e corretto funzionamente dei depuratori delle acque reflue nelle località con più di diecimila abitanti e non lo ha fatto, quindi scatterà il ricorso alla Corte Europea e le conseguente sanzione pecuniaria
“La Commissione europea porterà l’Italia davanti alla Corte di Giustizia europea perchè ha fallito nell’assicurare che le acque reflue di agglomerati con più di 10 mila abitanti vengano scaricate in aree sensibili solo se correttamente trattate”. Lo si legge in una nota dell’esecutivo di Bruxelles in merito alla situazione del trattamento delle acque reflue italiane e della dotazione di depuratori necessari a trattarle. L’Italia rischia una multa di 10 milioni se non si mettera’ in regola con i depuratori e non cerchera’ di migliorare lo stato del suo mare. E’ la seconda volta che l’Italia si ritrova dinanzi alla Corte Ue per inadempienze nel sistema di trattamento delle acque reflue urbane. La prima volta era stata nel maggio 2010 in un altro caso riguardante citta’ con oltre 15 mila abitanti che scaricano in aree non sensibili e che avrebbero dovuto conformarsi alla legislazione sul trattamento delle acque reflue urbane entro il 2000. “La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque, richiesta dalla legislazione Ue sin dal 1998 – si legge nella nota della Commissione – pone rischi alla salute umana e alla qualita’ delle acque interne e dell’ambiente marino”. La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271/CEE) sancisce che gli Stati membri hanno l’obbligo di assicurarsi che gli insediamenti urbani raccolgano e trattino in modo adeguato le proprie acque reflue. Le amministrazioni locali devono anche garantire che le acque che entrano nei sistemi di raccolta subiscano un trattamento secondario per rimuovere le sostanze inquinanti prima che siano scaricate in mare o nei bacini di acqua dolce. La direttiva prevede anche che gli impianti di trattamento devono essere in grado di far fronte alle variazioni stagionali di carico delle acque reflue.
(Fonte: Italpress)