L’Italia è un Paese a rischio fascismo? Dopo gli eventi di sabato scorso la domanda pare più che legittima e sono in diversi a porsela e porgerla a chi di dovere in cerca di una risposta che possa essere minimamente tranquillizzante e che chiarisca davvero verso cosa stiamo viaggiando come nazione politica e sociale, soprattutto.
Costituzione Italiana – XII Norma transitoria
È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
Se qualcuno si è accorto solo sabato, dopo la devastazione della sede della CGIL a Roma, che in Italia c’è un’aria che tira molto brutta e che il ‘fascismo’ d’accatto di certe organizzazioni sta prendendo il predominio nelle piazze allora c’è da dire che finora queste persone devono aver dormito in maniera molto grossolana e non poco.
Che la galassia no vax, no tax, no pass e no quello che volete voi sia monopolizzata da quel sentire non doveva essere corroborata dai tafferugli di Roma perché se ne prendesse coscienza. Inutile perdere il proprio tempo a cercare di capire come intercettare il malcontento e leggerlo nel giusto modo perché non c’è un giusto modo c’è solo l’oggettività di fatti e persone.
Diciamo anche che fino all’altro ieri a parlare di fascismo si rischiava di essere presi in giro pesantemente tacciati, nel migliore dei casi, di vetero-catto-comunismo o più semplicemente di dare i numeri ed essere fuori dalla grazia di Dio.
L’Italia è un Paese a rischio fascismo e le piazze?
Ancora sabato, dinnanzi alle immagini (ovviamente negate dai no vax, no tax, no pass e no no no) qualcuno dichiarava che c’erano state azioni deprecabili ma di matrice non chiara ed ancora da attribuire pienamente, posizione non rientrata nemmeno davanti a immagini addirittura auto-girate e dirette sui social in cui si mostrava minuto per minuti cosa si stava facendo.
Si è detto che la protesta “legittima della piazza” non va confusa con i ‘quattro gatti’ che hanno deviato dalla retta via della piazza per usare il momento per fini personali, dimenticando come si fosse organizzata quella manifestazione che è trascesa in pura violenza.
Quest’idea, tutta italiana anch’essa, che tutti quelli che vanno in piazza vanno capiti è un’amenità che bisognerebbe spiegare per benino. Fermo restando il sacrosanto diritto democratico a manifestare in piazza le proprie idee e le proprie convinzioni resta come fatto oggettivo che fra: gilet gialli, forconi, no vax, no pass poi chissà perché tutte le strade finiscono con lo svoltare a destra.
L’Italia è un Paese a rischio fascismo o semplice sovranismo?
Fascismo e sovranismo non hanno nulla a che fare e non sono sinonimi come da più parti è uso utilizzare le due parole, questo é quanto ammonito da diverse eminenze, più nere che grigie in verità, del panorama politico filosofico italiano.
Insomma, il fascismo – se c’è stato e comunque pare che abbia fatto anche qualcosa di buono – è morto il 25 aprile di tanti anni fa e vederlo risorgere qua e la è frutto di una precisa patologia psicologica di chi lo ha segnalato.
Tutto questo fino a sabato quando, di punto in bianco, la parola fascismo ha cominciato a risuonare un po’ dappertutto e con un’insistenza anche fin troppo marcata, a dire il vero. Eppure la nostra Carta Costituzionale è sempre stata chiara la Legge Scelba bene aveva approfondito già all’articolo 1:
L’Italia è un Paese a rischio fascismo? La legge c’è
Legge n. 645 del 1952 (legge Scelba):
Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della
Costituzione – Pubblicata nella Gazz. Uff. 23 giugno 1952, n. 143.
Riorganizzazione del disciolto partito fascista.
-Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione,
si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un
movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue
finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o
usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione
delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue
istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero
rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri
del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.
Ebbene siamo dovuti arrivare all’assalto della sede romana della CGIL per renderci conto che alcune formazioni politiche che non hanno mai fatto mistero delle loro radici potessero rientrare nei canoni previsti e vietati dalla Costituzione e dalle Leggi della Repubblica?
Non è quello di Roma il primo atto di squadrismo imputabile a quelle organizzazioni, tutt’altro. Vanno sciolte? Sembra il minimo, anche se il dibattito è già iniziato nella giurisprudenza costituzionalista ufficiale che anche sembra attraversata da un vento di revisionismo anche quello difficile da comprendere.
Resta solo un ultimo pezzetto da toccare: la piazza no vax e no green pass è così refrattaria ad incitamenti alla violenza e atteggiamenti poco edificabili? Quello che è successo dopo al Policlinico romano per mano diretta di un manipolo non già di esponenti della destra eversiva ma di amici no green pass non basta a qualificare ugualmente violenti questi?
Il comportamento sui social di quella composita galassia che va sotto il brutto nome di no green pass è abbastanza eloquente, spintoni e sputi oltre le vangate o badilate sul volto di un povero reporter li a documentare per mestiere e non per diletto quello che accadeva senza che nessuno alzasse un dito in suo soccorso lascia ancora adito a dubbi?
L’Italia è un Paese a rischio fascismo e noi cosa facciamo?
Ovviamente si è attaccata la ministra degli interni per la gestione della sicurezza in piazza sabato ma forse sarebbe il caso di andare a ricercare con serietà se ci sono eventuali responsabilità non tanto e non solo nella posizione apicale bensì nella catana discendente del comando perché è indubbio che anche li qualcosa non ha funzionato, senza cercare capri espiatori.
Il fascismo è lì, sempre in agguato e sempre pronto ad ammaliare le piazze e tutti lo sanno, forse un po’meno ipocrisia da parte di tutti noi e una maggiore lettura obiettiva dei fatti e delle situazioni potrebbe evitare quella trafila che porta poi inevitabilmente alla costernazione ed ai mea culpa; in verità non sempre presenti e spesso molto tardivi ed inutili.