La crisi non deve scoraggiare le imprese né tantomeno i giovani. E le Banche devono giocare il ruolo che è loro congeniale, investendo sulle eccellenze del Meridione e altrove e favorendo la creazione di nuove start-up. Questo in sintesi l’intervento introduttivo di Maurizio Barraco, Presidente del Banco di Napoli, nella cui splendida sede di via Toledo 177 si è discusso in questi giorni di cooperazione economica e opportunità di business con l’area a Sud del Mediterraneo. Alla conferenza, promossa oltre che dal Banco di Napoli dalla Fondazione EMDC (Centro Euro-mediterraneo per lo sviluppo delle Micro, Piccole e Medie Imprese), dal centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (SRM), in collaborazione con la Camera di Commercio di Napoli, rappresentata dal Presidente Maurizio Maddaloni, hanno aderito anche 4 Paesi di grande importanza per l’economia italiana: Marocco, Tunisia, Egitto e Giordania. Questa è stata anche l’occasione per dar vita ad amichevoli interazioni tra le imprese presenti e i Paesi partecipanti.
Massimo De Andreis, Direttore Generale della SRM, ha esposto, dati alla mano, il quadro dell’interscambio commerciale tra il nostro Paese e l’area MED, soffermandosi anche sul Mezzogiorno. In generale va sottolineata la perdita, a discapito della Germania, nel 2013 del primato nel commercio estero: nel 2010 l’Italia era il primo partner commerciale dell’area Med con 63,3 miliardi di euro (contro i 52,4 miliardi tedeschi)ma oggi deve fare i conti con circa 20 milioni di euro di debito contratti con il governo tedesco. Ciononostante l’Italia ha preservato un ruolo importante con le relazioni economiche nell’area mediterranea, con un peso importante nel settore energetico, in particolare quello del petrolio e dei prodotti bioenergetici. Relativamente al settore manifatturiero il commercio tra Italia e Area Med è cresciuto del 66,3% nel periodo 2001-13 ma escludendo il settore petrolifero l’Italia è scivolata al sesto posto in graduatoria. Il dato inconfutabile è il maggiore orientamento (3 volte maggiore)del Sud Italia rispetto al Nord verso il Mediterraneo per ragioni storiche e ovviamente geografiche e che i porti dell’Area Sud del Mediterraneo hanno incrementato il loro interscambio con il Bel Paese dal 18 al 27% nel periodo 2005-13. Sempre più in crescita il numero di compagnie italiane in Egitto, Tunisia e Marocco. I settori chiave? Quelli tessile, dei macchinari e veicoli a motore. Il fatturato per le nostre aziende si aggira intorno ai 7 miliardi di euro del totale interscambio.
L’intervento di alcuni membri di Agenzie governative estere, tra le quali Renata Pavlov del MENA OECD (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo relativa all’area del centro –Est e del Nord Africa)è stato arricchito da slides e filmati atti ad illustrare le potenzialità e le possibilità di investimento nei Paesi confinanti con quella che è stata millenni addietro la culla di civiltà fiorenti come quella fenicia, greca e romana. La Tunisia resta indubbiamente il partner preferito dalle aziende italiane, specie operanti nel settore agricolo e può vantare una posizione geografica, un clima e una legislazione ospitale da tutti i punti di vista: non è un caso che sia anche uno tra i primi per disponibilità di scienziati e ingegneri. Da sottolineare la grande crescita del Marocco, terzo partner per il Sud Italia dopo Tunisia ed Egitto, soprattutto nei settori dell’Itc, moda e automotive: per la sua posizione strategica è oggi sede di ben 656 compagnie esportatrici. L’Egitto, già presente da anni nelle relazioni marittime e commerciali con il nostro Paese, sta assistendo invece ad un miglioramento delle sue condizioni economiche, forte soprattutto di nuovi investimenti nel settore della telefonia mobile (ben 3 grandi compagnie telefoniche presenti), a nuove infrastrutture e ad un’offerta più accessibile nell’ambito delle utilities grazie a prezzi più competitivi. Fiorenti anche l’industria della plastica e del riciclaggio e della pelle. Novità nel panorama delle relazioni intereconomiche nell’ambito del Mediterraneo è rappresentata dalla Giordania, piccolo Paese asiatico (circa 8 milioni di abitanti)ma che, grazie anche al riassetto istituzionale operato con la riforma del maggio 2014 si sta aprendo sempre più ai Paesi Mediterranei e può contare oggi su un’agricoltura in ripresa e su un’avanzata rete di trasporti (grazie al nuovo porto di Aqaba).