Un articolo del Times propone l’esclusione dell’Italia del Rugby 6 nazioni. Stuart Barnes, ex rugbista britannico e ora opinionista televisivo, scrive sul quotidiano britannico senza voler offendere la nazionale e la federazione del rugby italiana ma sottolinea come in 20 anni dall’introduzione degli azzurri nel torneo, non ci siano stati miglioramenti.
L’Italia e l’esclusione dal 6 nazioni, la proposta di Stuart Barnes
Una proposta molto amara arriva verso il mondo del rugby italiano e porta la firma di Stuart Barnes. L’ex giocatore inglese, tramite un articolo sul quotidiano britannico Times, propone l’esclusione della nazionale italiana di rugby dal 6 nazioni ovvero il più famoso torneo europeo e del mondo all’interno dell’universo della palla ovale.
L’ex nazionale inglese tende comunque a precisione che questa proposta non vuole assolutamente offendere la federazione italiana rugby ma anzi vorrebbe andare a beneficio della reputazione del prestigioso torneo e – paradossalmente – anche della Nazionale azzurra. A sostegno di tale tesi Barnes ricorda come in venti stagioni, oltre a quella bruscamente interrotta a causa dell’emergenza coronavirus, l’Italia ha ottenuto in totale appena 12 vittorie in 103 partite disputate, con una media leggermente superiore a un successo ogni nove gare.
L’opinione degli esperti ed ex giocatori italiani
Se dall’Inghilterra arriva la provocazione, l’Italia del rugby risponde attraverso le voci dei giocatori che hanno fatto la storia della nazionale azzurra anche con spirito di autocritica. “Possiamo davvero dargli torto? Venti anni fa siamo entrati nel Torneo perché nelle 5 stagioni precedenti avevamo espresso un gioco tutto nostro, ottenendo dei risultati importanti. Eravamo credibili“.
Massimo Giovanelli, storico capitano di quella squadra che conquistò l’invito al 6 nazioni, che continua “Siamo regrediti. Allenatori sbagliati uno dopo l'altro, a parte la breve parentesi di Berbizier. Serviva una Federazione lungimirante, in grado di confermare il trend di crescita con investimenti strutturali nei grandi centri, un gioco collettivo riconoscibile. Invece, troppe sconfitte più o meno 'onorevoli', un gap che rispetto alle altre nazioni è andato allargandosi. E allora dico che un Sei Nazioni che prevede la retrocessione dell'ultima classificata, ci può stare".
Spirito di autocritica che si lascia vedere chiaramente anche nelle parole di un campione come Mauro Bergamasco: “Da un lato, è la solita manfrina. Però anche vero che noi non abbiamo mai confermato le aspettative, e lavorato per essere bene accetti. Ci hanno sempre guardato con un po’ di sospetto, ma è chiaro che si fa tutto più complicato se in 20 anni sono mancati i successi”. Il ritorno al Cinque Nazioni o un meccanismo di retrocessione-promozione? “Non vedo altre squadre il grado di prendere il nostro posto. Rispetto tutte le opinioni, ma oggi l’Italia è dentro: e compete per la vittoria nel Sei Nazioni“.