L’intelligenza artificiale, o meglio ChatGPT-4, ha superato il Test di Turing. E’ la prima volta che ciò avviene. Lo scorso anno, infatti, era stata la volta di ChatGPT-3 che non si era dimostrata all’altezza. Nonostante non pochi studiosi sostengano che il test sia obsoleto, la lezione lasciata dal grande matematico britannico resta ancora oggi insuperata.
Cos’è il Test di Turing
Il Test di Turing è un metodo di analisi per stabilire se una macchina abbia un comportamento intelligente. Se sia in grado, cioè, di ragionare al pari di un essere umano. Fu inventato da Alan Turing che lo illustrò in un articolo, apparto nel 1950 sulla rivista Mind, dal titolo “Computing machinery and intelligence”. Matematico, crittografo e filosofo britannico Turing è stata una delle menti più brillanti del XX secolo ed è considerato a pieno diritto il padre dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, concetti da lui teorizzati già negli anni Trenta. E’ a lui che, infatti, dobbiamo il concetto di algoritmo.
Nel corso del tempo, il test ha subito diversi cambiamenti dovuti anche a un diverso modo di intendere l’intelligenza artificiale e oggi non sono pochi coloro che ritengono il test obsoleto.
La ricerca dell’Università di Stanford
A ritenerlo ancora un punto di riferimento importante sono i ricercatori coordinati da Matthew Jackson dell’Università di Stanford che hanno voluto condurre un esperimento su ChatGPT, il software di OpenAI. Come illustrato nell’articolo pubblicato sulla rivista PNAS, gli studiosi hanno confrontato le risposte fornite dai chatbot ChatGPT-3 e ChatGPT-4 a domande di tipo comportamentale ed etico con altrettante provenienti da 100.000 individui provenienti da 52 persone di diverse nazionalità.
Poiché l’intelligenza artificiale interagisce con gli esseri umani in una gamma sempre maggiore di compiti, è importante capire come si comporta. Poiché gran parte della programmazione dell’intelligenza artificiale è proprietaria, è essenziale sviluppare metodi per valutare l’intelligenza artificiale osservandone i comportamenti
Un estratto dall’articolo degli studiosi di Stanford pubblicato su PNAS
Lo strumento valutativo è stato un tradizionale sondaggio psicologico Big-5 che misura, appunto, 5 tratti di personalità:
- openness (apertura mentale): indica la ricezione dei cambiamenti e di nuove esperienze;
- conscientiousness (coscienziosità): misura l’autodisciplina, l’autocontrollo e la capacità di raggiungere gli obiettivi;
- extraversion (estroversione): valuta la disponibilità a esprimere emozioni e pensieri;
- agreeableness (gradevolezza): riguarda la cortesia e la cooperatività o l’ostilità e l’indifferenza;
- neuroticism (nevroticismo): misura la stabilità emotiva, cioè la gestione degli stimoli esterni, dello stress e delle minacce percepite.
Come hanno risposto i chatbot di intelligenza artificiale al Test di Turing
Gli studiosi hanno somministrato a ChatGPT-3 e ChatGPT-4 test e giochi su argomenti di etica ed economia. Le macchine sono state chiamate a prendere decisioni di fronte a giochi e paradossi che simulano situazioni reali.
ChatGPT-4 ha pienamente superato il test su 4 punti mentre sul quinto, la gradevolezza, ha lasciato leggeri margini di incertezza. In parole semplici, la macchina ha assunto comportamenti sovrapponibili a quelli umani sull’apertura mentale, la coscienziosità, l’estroversione e il nevroticismo. Per quanto attiene al quinto punto, la gradevolezza, ha mostrato un’innaturale tendenza alla cooperazione che risponde, per lo più, a una necessità di evitare i conflitti. La macchina, cioè, ha prediletto comportamenti che evitavano situazioni di svantaggio tra sé e il proprio partner.
Come Alan Turing aveva previsto fosse inevitabile, l’intelligenza artificiale moderna è arrivata al punto di emulare gli esseri umani: tenere conversazioni, fornire consigli, scrivere poesie e dimostrare teoremi
Un estratto dall’articolo degli studiosi di Stanford pubblicato su PNAS
Emulare: è questo il nucleo delle teorie di Turing. Per quanto gli algoritmi possano evolversi Turing sosteneva che le macchine appariranno sempre come “pappagalli ammaestrati” e non come esseri intelligenti in grado di pensare.
In copertina foto di Franz Bachinger da Pixabay