Le testimonianze dell’ultima notte della Festa dei Gigli. 15 feriti, panico e terrore in città tra rissa e ressa. Le testimonianze di chi alle cinque e mezzo si è trovato nel bel mezzo di un film apocalittico. Epilogo finale di una festa centenariaLe testimonianze dell’ultima notte della Festa dei Gigli. 15 feriti, panico e terrore in città tra rissa e ressa. Le testimonianze di chi alle cinque e mezzo si è trovato nel bel mezzo di un film apocalittico. Epilogo finale di una festa centenaria
Uno spettacolo granguignolesco. Un inferno in terra nolana nel giorno del cielo. Quindici feriti, sangue e terrore, nelle ore finali della Festa dei Gigli con lo scontro furente tra due paranze che hanno gettato l’intera comunità paoliniana e nolana nell’incredulità più totale causando la sospensione della Festa nell’anno del possibile, agognato e sudato riconoscimento dell’Unesco. Tanti racconti, storie differenti legate da momenti di incontro, amici che da diverse postazioni gigliesche si incontrano e si cercano nel momento di paura. L’animo umano ha bisogno di appoggiarsi e sostenersi con altri animi: e così ecco i racconti di Mariangela, Marianna e Sergio che cominciano in due zone calde dell’ultima notte di festa e terminano nella “quiete dopo la tempesta” davanti ad un buon caffè alle sette di mattina.”Erano le 5.30 circa. La scintilla che ha acceso il panico generale in città si è generata all’incrocio tra via San Paolino e via San Felice” dice Sergio “io ero sotto il giglio del Calzolaio, paranza Insuperabile Barrese,che dopo le sue tante girate si apprestava a percorrere via San Paolino per poi affrontare il momento topico di Vico Piciocchi che in quel preciso momento vedeva il passaggio della barca”. Qualcosa però ha trasformato quel momento di festa in una scena apocalittica, senza ordine,in quel’anarchia palese e manifesta che purtroppo sembra prendere il ruolo di protagonista a partire dal venerdì delle cene fino al lunedì mattina.Una rissa scaturita tra la paranza Barrese e la Stella e che ha portato a bottiglie di vetro lanciate in aria simili a stormi di uccelli e “varritielli” scagliati come i trecento spartani di Leonida fecero durante le Guerre Persiane. Una rissa tra le due paranze già si era avuta il venerdì delle cene e domenica mattina qualcosa nell’aria all’ingresso dell’Insuperabile Barrese già si percepiva. “Io ero proprio lì” continua Sergio “ho visto le bottiglie volare e schiantarsi contro il giglio del Calzolaio ferendo i cullatori al di sotto. Sono Nolano e penso sinceramente che la colpa di questo assurdo accadimento non stia, come in tanti sostengono, solo negli atteggiamenti dei forestieri. La colpa sta da entrambe le parti e la moltitudine di persone presenti a quell’ora tra il giglio del Calzolaio ed il giglio del Fabbro, lo sa perfettamente. Di sicuro ci sono anche video che possono chiarire la situazione: la festa era nel pieno, i balconi erano ancora strapieni di “pubblico”. Mi sono trovato a correre per ben tre volte. La prima volta mi sono fermato “spiaccicandomi” letteralmente vicino ad un muro. La seconda volta quando l’ondata di fuggitivi era quasi un mare ho corso anche io per non essere schiacciato, ritrovandomi con due ragazze disperate in lacrime attaccate addosso. E’ una scena che non posso dimenticare quella delle tante ragazze in lacrime che urlavano “si stanno sparando” dice Sergio. La massa ha spinto altra massa e così da Via San Felice c’è stato un fuggi fuggi generale addirittura fino a Saviano. Rosa abita dopo il passaggio a livello delle Ferrovie dello Stato e ci racconta “sotto casa mia c’era tantissima gente che scappando dal centro si era riunita in Via Anfiteatro Marmoreo”. Sergio continua “Tutti avevano paura di tutti e così si vedevano gettate a terra le maglie delle paranze. Io con un amico abbiamo accompagnato un ragazzo in preda al terrore in piazza Duomo: era di Barra, tremava interamente e si vedeva dagli occhi che era completamente sopraffatto dalla paura “Me ne voglio andare, ho paura non so arrivare alla stazione. Per favore aiutatemi” queste sono state le parole del giovane, continua Sergio “che si muoveva quasi danzassela salsa”, segno visibile di un tremore incontrollato causato dalla paura. “Anche quando si è avvicinato a noi chiedendo aiuto l’ha fatto terrorizzato ma con la speranza di non essere aggredito”. Mariangela e Marianna sono due cugine di ventisette e ventisei anni, de iure non sono di Nola ma de facto sono cresciute nella città dei Gigli.Lunedì mattina sono tornate nei loro paesi con il treno della Circumvesuviana delle sette “Abbiamo visto il pullmann pieno di Barresi in Piazza Mercato scortato dalla polizia”. E Sergio ci riporta le parole del capo paranza alle forze dell’ordine “O ci scortate o qui ci uccidiamo”. I gigli abbandonati a loro stessi hanno lasciato che il giorno del cielo si trasformasse in un delirio collettivo di paura in piena discrasia con quanto era successo la mattina stessa con la superba ballata e la puntuale benedizionepaoliniana in piazza Duomo. Mariangela e Marianna, ci raccontano la loro terribile notte: “Eravamo sotto il giglio del Panettiere, i ragazzi della paranza Franzese stavano per entrare in Piazza Duomo ed erano fermi là dove via San Felice incontra Corso Tommaso Vitale. Una prima ondata ha visto la gente correre e disperdersi ai lati del giglio del Panettiere, alcuni verso il Duomo altri verso il Corso. Il capo paranza ha cercato di far riprendere la ballata del Panettiere ma nemmeno cinque minuti dopo, la seconda ondata ha fatto fermare tutto: ho visto ragazzi, cullatori, signore correrci contro. Ho perso mia cugina Marianna e mi sono rifugiatasotto un negozio di abbigliamento”. “Io invece” dice Marianna “ho cominciato a correre nella direzione della massa ma per la mia lentezza mi sono trovata incalzata e per poco non sono caduta. In tal caso mi sarei davvero fatta male. Ho avuto tanta paura ma anche tanta fortuna”. “Quando sembrava tutto finito” continua Mariangela “ho chiamato mia cugina ed insieme ci siamo rifugiate a casa di una amica in Via San Felice, in un momento in cui regnava una sorta di calma apparente. Nemmeno cinque minuti dopo essere entrate in casa di questa mia amica, fortissime ci hanno inondato l’udito urla, pianti edil rumore concitato delle persone che correvano”, mandrie di bufali impazziti per vie strette del centro storico. “Mi sono sentita mancare il fiato, il cuore ha cominciato a battere più forte. Chiuse in casa non riuscivamo a capire cosa succedesse fuori. Ad un certo punto pugni violenti alla porta: era Sergio”. Sergio ci racconta ciò che gli è successo con la terza ondata “mi sono scagliato con un amico nel bar di via San Felice che è stato poi danneggiato. Quando ho visto la massa di gente confusa correre contro di me, mi sono scagliato contro il bar e con un gomito ho spinto la porta entrando con forza. Come me tante altre persone per fare spazio tra la gente hanno forzato porte e portoni e parecchi proprietari delle case hanno aperto le loro case per dare rifugio soprattutto alle tante donne e bambini. Sembrava Pamplona, Via San Felice: il problema era che i tori non c’erano e molti non sapevano nemmeno da cosa si scappasse”. E così le paranze dal “gira, gira, gira” al “balla, balla, balla” sono passati al “fuggi, fuggi, fuggi”, con le magliette gettate a terra in segno di resa, triste epilogo di una storia centenaria.
Fioravante Conte