Cosa è cambiato e come cambierà l’assistenza territoriale grazie all’introduzione di figure come quella dell’Infermiere di famiglia e comunità: se ne è parlato a Siena durante la XIV edizione del Festival della Salute nel corso di una tavola rotonda organizzata dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche finalizzata a fare il punto sulle nuove sfide dell’assistenza territoriale finalizzate a rinnovarla e modernizzarla profondamente.
Opi Siena, un nuovo modello: l’Infermiere di Famiglia e di Comunità
Dal 1 settembre scorso, sebbene ancora in fase di rodaggio, Siena ed i suoi cittadini possono finalmente fare affidamento su un nuovo modello di presa in cura che fa leva sulla presenza dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità, figura pensata dalla Regione Toscana già nel 2018 con la Delibera di Giunta n.597, e sostenuta dal 13 luglio di quest’anno con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) all’interno del Decreto Rilancio.
È un percorso “ancora work in progress“, che prevede ad oggi un infermiere territoriale ogni 3000 abitanti circa, adattando il bacino di utenza ed il rapporto infermiere-cittadino per garantire la prossimità alla comunità e coprire l’effettivo bisogno della popolazione per 12 ore diurne, 7 giorni su 7.
Intervista ad Opi Siena
Cosa fa questa nuova figura?
L’Infermiere di Famiglia e di Comunità si adopera nella valutazione dei bisogni delle persone non solo erogando prestazioni assistenziali, ma anche promuovendone l’autonomia nella gestione della salute, attuando interventi di prevenzione, orientando la popolazione verso l’utilizzo più appropriato dei servizi (ospedalieri, territoriali, di cure intermedie o di cure palliative), attivando consulenze infermieristiche specialistiche, e prendendosi in carico il caregiver e le persone di riferimento facendo formazione.
“L’Infermiere di Famiglia e di Comunità è una realtà importante – commenta il Presidente dell’Ordine degli Infermieri di Siena, Michele Aurigi – ed è tempo che i cittadini inizino a conoscere questa figura professionale a loro disposizione. La pandemia ci insegna che dare gambe a nuovi modelli come quello dell’infermieristica di famiglia e comunità, è una garanzia anche pe il buon funzionamento degli ospedali. Ecco allora che è necessario mettere in campo tutte quelle azioni utili a promuovere un servizio tanto prezioso per il bene dell’intera comunità”.