Santa Croce in Gerusalemme a Roma
“L’incantesimo della scienza” di Massimo Oldoni edito da Marietti Editore uscirà in libreria il 10 febbraio 2022. Si tratta di un libro che ripercorre con passione le vicende umane e politiche di un intellettuale straordinario, Gerberto d’Aurillac, già abate di Bobbio, arcivescovo di Reims e di Ravenna, papa con il nome di Silvestro II.
Tutto inizia a Roma, nella chiesta di Santa Croce in Gerusalemme. Mentre Silvestro II celebra la messa, ha un malore e muore. Il fatto tragico viene fissato in un’iscrizione, enigmatica e a lungo dimenticata. L’iscrizione alludeva a fatti inquietanti. Di questi fatti, si occupò molti anni dopo Michel de Montaigne.
Gerberto d’Aurillac (papa Silvestro II) è stato un personaggio di grande autorevolezza e uno straordinario protagonista del Medioevo europeo. Era un matematico, un bibliofilo, un uomo di scienza, ma una macchia aleggiava sulla sua fama: si narrava che fosse diventato famoso e potente grazie ai favori del diavolo…
Massimo Oldoni è professore di Lingua e Letteratura Mediolatine all’Università di Roma “La Sapienza”. Nel 1986 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri; è Direttore della collana di studi “Nuovo Medioevo” per l’editore Liguori; è stato tra i fondatori di “Galassia Gutenberg” Salone del Libro di Napoli e, dal 1979 al 1996, ha lavorato ai Programmi Culturali della RAI.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare il professore e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul suo libro che, ricordiamo, uscirà in tutte le librerie dal 10 febbraio. Massimo Oldoni ci ha lanciato qualche briciolina che ci ha stuzzicati, anticipandoci alcuni misteri che riguardano il mito e la storia inquietante di Silvestro II.
“L’incantesimo della scienza” di Massimo Oldoni
Nel suo libro lei ripercorre la vita e le vicende di Gerberto d’Aurillac, papa noto con il nome di Silvestro II. Perchè ha deciso di raccontare la sua storia? Cosa l’ha affascinata particolarmente della sua vicenda?
La storia di Gerberto appartiene alla storia della scienza nel Medioevo e dimostra come sia possibile oltrepassare le banali prospettive critiche adottate per l’età di Mezzo. Gerberto vive almeno quattro realtà biografiche: quella dello scienziato, l’altra dell’uomo politico, la terza del papa, la quarta del suo mito.
Gerberto d’Aurillac era un uomo di grande cultura, molto apprezzato anche dai suoi contemporanei. Perchè allora Roma lo scomunicò?
Perché la Chiesa di Roma non poteva accettare una conduzione così eccentrica del potere politico ed ecclesiastico, tutto in mano all’episcopato, alla monarchia e alla società di Francia. E soltanto pochi contemporanei lo sostenevano perché troppo legato alla corte imperiale degli Ottoni.
“L’incantesimo della scienza” si concentra su un episodio accaduto nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma che ha generato nel tempo una serie di equivoci. Ci può dire di che si tratta?
Su indicazione del filosofo Michele de Montaigne, viaggiatore a Roma nel 1591, ho voluto cercare testimonianza epigrafiche sconosciute perché scomparse. Le ho trovate e da lì è cominciata una storia del tutto inaspettata che fonda il mito di Gerberto e che svela le ragioni della sua indicizzazione anche nei secoli seguenti.
Nel suo libro lei dice che si narrava che Gerberto d’Aurillac fosse diventato famoso e potente grazie ai favori del diavolo. Perchè i suoi avversari volevano screditarlo?
La società, ieri come oggi, accetta sempre con difficoltà personaggi la cui personalità provoca una grande tradizione orale e sposta su altri piani, spesso culturalmente molto ‘alti’, le azioni e i comportamenti di un protagonista molto dispari rispetto al tempo suo. Se poi il mito ci mette anche il diavolo, allora il discredito è un gioco dettato da paure e diffidenze.
Nel corso della stesura del suo libro, c’è stato un episodio o un fatto che racconta e che l’ha particolarmente intrigata?
Tutta la biografia di Gerberto è molto coinvolgente e tanto più lo scatenamento del suo mito. Emozionante è il dibattito di Ravenna con Otrico di Magdeburgo dove si applica la sorprendente ‘teoria dell’ombra’.