Lo scorso 22 maggio la Jabil Circuit di Marcianise ha annunciato il licenziamento di 190 operai. Secondo l’azienda americana che produce componentistica elettronica ha giustificato la decisione adducendo come motivazioni un “contesto economico sfidante, volumi in calo, risorse sotto-utilizzate”. Immediate le proteste degli operai e il coinvolgimento dei sindacati. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo è prontamente intervenuta per cercare di sanare la situazione ma l’azienda non sembra intenzionata a fare marcia indietro.
La vertenza della Jabil Circuit di Marcianise
La Jabil Circuit è un’azienda che produce componenti elettronici e circuiti elettronici per clienti come IBM, Whirpool, Nokia, Xerox, HP. Lo scorso anno, complice una congiuntura economica non molto favorevole, aveva annunciato un esubero di 350 unità su un totale di 700 dipendenti. 160 unità hanno accettato gli inventivi all’esodo o la ricollocazione in altre aziende ma le ultime 190 che non hanno accettato nessuna delle due opzioni stanno ricevendo in questi giorni le lettere di licenziamento. Una tragedia nel tragedia. Se togliere il lavoro a 190 persone per un’azienda significa perdere una sfida, farlo nel pieno di una crisi economica innescata da una pandemia è un atto di pura scelleratezza. Nonché di illegalità.
Il Decreto Cura Italia, varato dal Governo per aiutare le aziende ad affrontare le conseguenze economiche del difficile periodo dell’emergenza sanitaria, prevede, infatti, una speciale CIG con causale Covid 19 e il divieto di effettuare licenziamenti fino ad agosto.
Il tavolo delle trattative
Il governo, tramite il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha organizzato un tavolo di trattative per cercare una soluzione alla vertenza. Ai rappresentanti dell’azienda e a dei sindacati la ministra ha proposto il ricorso a un ulteriore periodo di cassa integrazione, strumento al quale l’azienda ha avuto accesso in queste settimane, o anche al “Fondo nuovo competenze” istituito per questa particolare circostanza. “I 190 licenziamenti sono radicalmente nulli, in quanto intimati oltre il termine che la legge prevede dopo la chiusura della procedura di licenziamento collettivo avviata dall’azienda” sono le parole della Catalfo a conclusione della videoconferenza. L’iniziativa della Jabil, dunque, è “assolutamente ingiustificata dal punto di vista sociale e peraltro in contrasto con le norme adottate attraverso il decreto Cura Italia e proprogate con il decreto Rilancio“.
Le decisioni dell’azienda
Dopo la lunga trattativa, quando sembrava che l’azienda si fosse convinta a ritirare i licenziamenti e a firmare l’accordo sulla gestione condivisa degli esuberi, poco prima della mezzanotte si è verificato un clamoroso dietro front. La Jabil ha deciso di abbandonare il tavolo e confermare la propria linea inaugurata dieci mesi fa. Tanta rabbia e frustrazione hanno animato la protesta degli operai Jabil sui quali, dopo dieci mesi di tensioni provate per il programma messo in atto dall’azienda, è caduta la scure del licenziamento. E fuori dall’azienda la situazione è tutt’altro che rosea.