La morte di Libero De Rienzo ci ha lasciati attoniti. Improvvisa quanto inaspettata è stata per tutti noi un colpo al cuore. Quello che è accaduto dopo la sua morte, invece, ci ha lasciato disgustati. L’indugio sui dettagli dell’inchiesta (doverosa) sulle cause del decesso, con annesse ipotesi, ha costretto la famiglia a tutelarsi per via legali. Noi oggi vogliamo ricordare la (breve) vita di Libero De Rienzo, la sua carriera attraverso quelle vere chicche del cinema moderno che ci ha regalato e che ci sono rimaste nel cuore.
Libero De Rienzo: vita e carriera di un grande talento
Ci perdonerete se iniziamo a parlare di Libero partendo dalla sua partecipazione a “Fortapàsc”. Nel film di Marco Risi, uscito nel 2009 sulla base di un cortometraggio realizzato dieci anni prima, Libero presta il suo volto al giornalista Giancarlo Siani. Il suo viso pulito, la spontaneità della sua interpretazione riuscirono a dare la giusta dimensione alle vicende personali e professionali di un giovane (Giancarlo aveva 26 anni quando fu ucciso dalla camorra) cronista, in forza alla redazione locale di Torre Annunziata de “Il Mattino”. Appassionato del suo lavoro e dotato di un grande intuito, Giancarlo iniziò a scrivere di cronaca nera, cosa che lo portò ben presto a porsi delle domande sui rapporti esistenti tra i clan camorristici dell’hinterland napoletano e tra camorra e istituzioni locali. Una “curiosità” che pagherà con la vita.
Libero tra Napoli…
A Napoli, città in cui era nato e dalla quale si era allontanato all’età di due anni, interpretò altri film come, ad esempio, “La kryptonite nella borsa”, opera prima di Ivan Cotroneo. In questo film inizia a delineare quello che sarà il suo personaggio più caratteristico. Un giovane un po’ sopra le righe, per lo più sfaccendato, dedito al divertimento e a trovare le scuse più fantasiose grazie a ragionamenti improbabili. Così come era già accaduto in “Santa Maradona”, il film di Marco Ponti del 2001, in cui interpreta l’accidioso Bart, che lo aveva consacrato attore di talento facendogli guadagnare il David di Donatello nel 2002 come migliore attore non protagonista.
…e Roma
Ed è ancora Bartolomeo, il genio dell’economia che pretende di vincere a poker usando modelli matematici, che vuole convincerti con la sua parlantina, ammaliarti con il suo sguardo per poi fregarti della trilogia di “Smetto quando voglio”. In quell’atmosfera surreale delle tre commedie (“Smetto quando voglio”, “Smetto quando voglio – Masterclass” e “Smetto quando voglio – Ad honorem”), l’unica possibile per raccontare con amara ironia il triste destino dei giovani laureati e ricercatori italiani, Libero De Rienzo si trova a proprio agio. I suoi tempi perfetti, la sua vis comica sono riusciti a valorizzare non solo il suo personaggio ma l’intero gruppo. Talentuoso com’era, è stato credibile anche nel ruolo del “bastardo” ne “La casa di famiglia”, un’altra commedia surreale nella quale quattro fratelli vendono la casa di famiglia credendo il padre sia in fin di vita e che si troveranno in un mare di problemi quando questi si sveglierà dal coma. La sua ultima interpretazione è stata nel film “Fortuna” di Nicolangelo Gelormini uscito in sala lo scorso maggio e che ha già ottenuto due candidature ai Nastri d’argento.
In copertina foto di Sailko