L’Italia è un Paese strano, anzi forse lo è per antonomasia. E’ prassi che quello che esce dalla porta sistematicamente rientra dalla finestra. Non fanno eccezioni le liberalizzazioni di Mario Monti. Fatta la legge? Trovato l’inganno, diceva il vecchio adagio. Ora, invece, oggi facciamo una riforma e domani la riforma della riforma e così come più ci fa comodo. Erano scomparse le competenze bancarie? Eccole riapparire, diverse ma uguali, nell’ultimo decreto .
Tornano le commissioni bancarie, elimate dal decreto sulle liberalizzazioni, ma non per gli sconfinamenti delle famiglie pari o inferiori a 500 euro per un massimo di 7 giorni:è la principale novità del decreto banche approvato oggi definitivamente dalla Camera e su cui ieri il governo aveva posto la questione di fiducia. Non solo commissioni. Il provvedimento dimezza anche i commissari dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). I relativi membri vanno rinnovati proprio entro maggio ma Camera e Senato ne dovranno votare 2 anzichè 4. Altro aspetto in favore delle famiglie e delle imprese è l’attivazione dell’Arbitro bancario finanziario da parte del Prefetto in caso di mancata concessione del credito. Il Prefetto, dopo aver chiesto alla banca la motivazione sulla ”meritevolezza” del credito, può girare la pratica all’Arbitro che si deve pronunciare non oltre trenta giorni dalla segnalazione. Viene inoltre istituito un Osservatorio sull’erogazione del credito da parte delle banche alla clientela, con particolare riferimento alle imprese micro, piccole, medie e a quelle giovanili e femminili, nonche’ sull’attuazione degli accordi o protocolli tesi a sostenere l’accesso al credito dei medesimi soggetti. L’Osservatorio sara’ costituito entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge presso il Ministero dell’Economia, avvalendosi delle relative strutture e senza oneri per la finanza pubblica. Modificata con il Dl banche pure la norma che ha introdotto la disciplina del rating di legalita’ delle imprese, prevedendone l’attribuzione su richiesta di parte e solo a imprese che operano nel territorio nazionale con un fatturato minimo di due milioni. Stop infine alle pensioni d’oro dei manager pubblici. La norma cancellata dal Senato prevedeva che il taglio dello stipendio ai top manager pubblci contenuta nel Salva Italia (il tetto è di 300 mila euro), non conti ai fini della determinazione della pensione nella parte calcolata con il metodo retributivo. Il Governo ha proposto alla Camera di ripristinare la norma ma non è stato accontentato. Ed il Dl è stato approvato in via definitiva così.