(Adnkronos) – Quattro soldati dell’Idf sono stati uccisi e altri 58 sono stati feriti da un attacco di droni di Hezbollah contro una base militare vicino a Binyamina, nel centro-nord di Israele. L’attacco è stato rivendicato da Hezbollah, che ha dichiarato di aver preso di mira una base di addestramento con uno “sciame di droni” e di aver così dimostrato di essere in grado di colpire Israele. Il portavoce delle Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha affermato che si sta indagando sull’attacco e che i droni non hanno fatto scattare alcuna sirena di allarme in Israele.
“Indagheremo su come un drone possa violare lo spazio aereo senza preavviso e colpire una base”, ha detto. “Siamo tenuti a fornire una protezione migliore”, ha affermato, aggiungendo che ”investigheremo su questo incidente, impareremo da esso e miglioreremo”.
”Nel mese scorso circa 25 razzi e missili sono stati lanciati contro comunità israeliane e truppe Idf dai complessi terroristici di Hezbollah situati vicino alle postazioni Unifil nel Libano meridionale, sfruttando la loro vicinanza alle forze Onu. Uno degli attacchi ha causato la morte di due soldati Idf”. Lo riferiscono le Forze di difesa israeliana in una nota, affermando che ”Hezbollah utilizza complessi situati sopra e sotto terra per compiere attacchi terroristici contro lo Stato di Israele”.
In particolare, afferma il comunicato, ”durante i raid terrestri limitati, localizzati e mirati delle Idf basati su informazioni di intelligence precise nel Libano meridionale, le truppe della 146a Divisione hanno localizzato centinaia di armi, tra cui armi da fuoco, granate e lanciarazzi puntati sul territorio israeliano. Queste armi erano conservate all’interno di complessi sotterranei situati da poche decine di metri fino a poche centinaia di metri dalle postazioni Unifil situate vicino alla Blue Line”.
L’Idf riconosce che ”l’Unifil nel Libano meridionale è dispiegata per implementare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e impedire la presenza di operativi armati di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ma allo stesso tempo afferma che ”tuttavia, sia lo Stato del Libano che la comunità internazionale non sono riusciti a implementare la risoluzione 1701, nonostante le ripetute richieste in tal senso”. Infatti, proseguono i militari israeliani, ”per anni Hezbollah si è insediato nel Libano meridionale in grave violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’organizzazione ha accumulato grandi quantità di armi destinate ai civili israeliani nel corso degli anni e ha deliberatamente costruito la sua infrastruttura di attacco vicino alle postazioni Unifil”.
”I raid mirati dell’Idf sono diretti solo contro Hezbollah e le attività delle truppe non sono dirette alle postazioni, alle forze o alle infrastrutture Unifil”, chiariscono le Forze di difesa israeliane spiegando che ”giovedì 30 settembre, prima dell’inizio dell’operazione, i rappresentanti dell’Idf hanno presentato una richiesta all’organizzazione di spostare il suo personale lontano dalle postazioni situate entro cinque chilometri dalla Blue Line, poiché questa zona sarebbe diventata una zona di combattimento attiva”. Inoltre ”le Idf mantengono una comunicazione continua con l’Unifil per evitare, per quanto possibile, qualsiasi danno al personale dell’Unifil nella zona e continueranno a farlo, nonostante la complessità della presenza dell’Unifil all’interno della zona di combattimento”.
Almeno 25 persone sono uccise e 120 ferite in due bombardamenti dell’esercito israeliano contro una scuola che ospita sfollati nel campo profughi di Nuseirat e contro le tende allestite nell’ospedale dei Martiri di Al Aqsa (Deir al-Bala), nel centro della Striscia di Gaza. Le autorità di Gaza hanno dichiarato che un attacco israeliano alla scuola ‘Mufti’ ha ucciso 22 persone, tra cui 15 bambini e donne, e ferito 80 persone. L’ufficio stampa del governo di Gaza ha affermato che l’esercito israeliano “sapeva” che nella scuola “c’erano migliaia di bambini e donne sfollati dalle loro case e i cui quartieri sono bombardati”.
“Hanno attaccato la scuola nonostante si trovasse in un’area che l’occupazione non ha classificato come zona di combattimento”, ha criticato. Poco dopo, l’ufficio stampa ha riferito che tre persone sono uccise e 40 ferite in un bombardamento delle tende allestite all’interno dell’ospedale dei Martiri di Al Aqsa a Deir al-Ballah. Ha inoltre denunciato che Israele ha bombardato questo sito per la settima volta (a gennaio, marzo, luglio, agosto e due a settembre) “nel quadro del crimine di genocidio, pulizia etnica e olocausto lanciato dall’esercito israeliano contro i civili e gli sfollati”.
Il portavoce in lingua araba dell’Idf, Avichai Adraee, ha dichiarato che i caccia hanno colpito “terroristi che operavano in un complesso di comando e controllo allestito in un’area che in precedenza era l’ospedale dei Martiri di Al Aqsa”. “I membri di Hamas usavano il complesso dell’ospedale per pianificare ed eseguire operazioni terroristiche”, ha dichiarato.
”La situazione” nel sud del Libano è grave, ma ”la missione resta”. Così il portavoce di Unifil Andrea Tenenti ha parlato a Rainews24 a proposito degli ultimi attacchi subiti da Israele. Parlando dei nostri militari ha quindi assicurato che “il contingente italiano sta bene, è motivato. Abbiamo la Brigata Sassari con più di 1.100 Caschi blu, rimangono nelle loro posizioni”. Certo, ha ribadito, ”la situazione non è facile, ma continuano a lavorare, come tutti gli altri contingenti della missione” perché ”non possiamo avere un Paese che detta le regole per la Comunità internazionale”. Infine un auspicio: ”occorre trovare una soluzione politica e diplomatica”.
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