Riprenderanno l’8 gennaio le lezioni di Yoga all’IFO- Istituto Nazionale Tumori del Regina Elena di Roma. L’iniziativa, in collaborazione con la Federazione Italiana Yoga,è giunta alla settimana edizione e continua a riscuotere un grande successo. Ogni lunedì , alcuni insegnanti di Yoga, a titolo volontario,mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze per preparare una lezione destinata ai pazienti “speciali”dell’ospedale.
Abbiamo intervistato Porzia Favale, riferimento della Federazione Italiana Yoga di Roma per farci raccontare la sua esperienza e la storia di questa iniziativa. Porzia collabora da anni al progetto con l’IFO e ha accettato volentieri una chiacchierata con noi sull’argomento, anche perché, ci ha detto-è pure attraverso la stampa e i media in generale che iniziative come queste possono essere diffuse; se nessuno ne parla, come fanno le persone ad essere informate su argomenti del genere, peraltro così importanti? – Non possiamo che essere d’accordo, e allora ci prepariamo per intervistarla e ad avere qualche notizia in più sul suo coinvolgimento nel progetto che il Regina Elena porta avanti da anni.
Yoga in Ospedale è alla settima edizione, tu hai partecipato fin dalla prima?
– Sì, sono stata contattata personalmente dal prof. Francesco Bevere che all’epoca era il direttore generale dell’IFO e dell’Istituto Dermatologico San Gallicano. Lui contattò la Federazione Italiana Yoga Roma e tramite la sua segretaria si mise direttamente in contatto con me. Prendemmo appuntamento e nacque subito una profonda simpatia. Il professore stava portando avanti un progetto,“la persona prima di tutto” che si basava su una serie di cambiamenti in ospedale con l’intento di contribuire al miglioramento del grado di umanizzazione all’interno delle strutture di ricovero.Il fine era quello di accogliere i pazienti, di accompagnarli in un percorso difficile mettendo la persona, appunto, al primo posto, facendo vivere il ricovero non solo come un momento di malattia ma anche come un momento per loro stessi. Bevere introdusse, ad esempio,il cinema il lunedì pomeriggio, il cibo da consumare in orari diversi da quelli classici dell’ospedale e la scelta del menù. Tra questi cambiamenti, il professore propose di far fare yoga ai pazienti una volta a settimana. Con il presidente della Federazione Italia Yoga riuscì a firmare un Protocollo d’intesa in base al quale noi insegnanti avremmo potuto fare una serie di lezioni agli “ospiti” dell’ospedale (come pretendeva Bevere che si chiamassero i pazienti) e mise a disposizione degli insegnanti un’intera sala del Centro Congressi “Raffaele Bastianelli” dell’IFO.
Quando il professore Bevere ti ha contattata e ti ha proposto il suo progetto, tu cosa hai fatto? Hai accettato subito oppure hai avuto un attimo di esitazione?
– No, ho accettato subito! Quando mi hanno detto che volevano proporre i corsi, ho detto che non volevo aspettare molto tempo e mi sono proposta per iniziare subito, e così è stato. Come ti dicevo, le lezioni sono state, e sono tuttora, un successo; gli ospiti vengono volentieri e sono accompagnati anche dai parenti che vogliono condividere questo momento. Inoltre, all’interno del Regina Elena ci si sta organizzando per fare un vero e proprio studio scientifico sui benefici dello yoga. Cioè si vuole partire dallo yoga per osservare le reazioni dei pazienti nel tempo e studiarle da un punto vista medico, scientifico appunto. Questa non è una cosa nuova perché in molti paesi lo si sta già facendo, specialmente negli Stati Uniti. I benefici dello yoga sul corpo e sulla mente sono tantissimi. Lo yoga lavora sul corpo prima di tutto, ma lavorando sul corpo indirettamente lavora sulla mente. Quando riusciamo a rilassare il corpo, riusciamo a capire quali muscoli muoviamo, diventiamo più sicuri di noi stessi, perdiamo anche le paure, le paure del dolore e di farci male, perché impariamo a muoverci in un determinato modo, in un modo più consapevole. Io, ad esempio,ho esperienza di persone anziane che non muovevano le ginocchia e che adesso sono in grado di piegarsi sulle gambe perfettamente. Ho conosciuto giovani che sono arrivati da me con un’ ernia discale; dopo un certo tempo non solo l’avevano superata, ma avevano acquisito una tale consapevolezza dei movimenti che, se non avessero fatto yoga, le loro paure li avrebbero portati all’immobilità totale.
Che riscontro avete dagli ospiti dell’ospedale? Trovano giovamento dopo la lezione?
– Assolutamente sì. Ti racconto come fu l’approccio. All’inizio notammo che i pazienti che arrivavano erano molto tristi, ovviamente, ma poi riuscivano ad andar via sempre con il sorriso e con uno spirito diverso. Poiché il cambiamento di umore era evidente, un team di specialisti decise di affrontare la questione anche da un punto di vista medico; così, con il supporto di alcuni psicologi, realizzarono un test che noi insegnanti per un periodo abbiamo fatto compilare ai pazienti, prima e dopo la lezione. Si notò, che ciò che i pazienti dicevano prima della lezione era spesso in contraddizione con quello che dicevano dopo. Ad esempio,quando si chiedeva loro come stessero, prima della lezione dicevano che stavano male, che erano infelici e abbattuti, poi,dopo la lezione dicevano che si sentivano bene, bene di spirito, a livello di sensazioni intendo. Questo riscontro è stato importantissimo, ed è stato uno dei motivi per cui da gennaio di quest’anno si è deciso di cambiare il giorno della lezione e di spostarla al lunedì. I pazienti ricoverati il lunedì si preparano alla chemio del giorno dopo. Le persone ad inizio settimana sono mentalmente più fresche e hanno la voglia e l’energia di fare la lezione. In nostro obiettivo infatti, è quello di far affrontare più serenamente alle persone la cura del giorno dopo, è questo è possibile attraverso degli esercizi di rilassamento ben precisi. E poi, si è creato un bel clima. Ogni anno facciamo la festa di inizio e di chiusura corso, e molti pazienti sono diventati fissi. Alcune persone infatti tornano a fare lezione con noi anche dopo la fine delle cure. Inoltre,come ti dicevo anche prima, spessissimo continuano a seguire le nostre lezioni portando anche i loro parenti.
Le tecniche di insegnamento per questo tipo di pazienti sono diverse da quelle standard?
– Sì, parliamo sempre di lezioni di yoga ma sono comunque preparate ad hoc per loro. Nel senso che mentre nello Yoga si mantengono le posizioni, con questi pazienti non si può, quindi li si fa entrare nella posizione e poi li si fa uscire. Alcune sequenze ad esempio non si possono proprio fare. Pensa alle persone operate al seno; queste non possono fare una rotazione completa per cui il movimento lo facciamo arrivare all’altezza della spalla e poi facciamo scendere le braccia.
Al termine dell’intervista Porzia ci ha ricordato che Gentiloni ha promesso di inserire lo Yoga nell’ora di ginnastica e che la Federazione Italia Yoga ha un protocollo d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione fin dal 1995. “Inoltre, aggiunge Porzia, non dimentichiamo che l’Italia quest’anno ha avuto un ruolo attivo e fondamentale nell’ambito della diffusione dello Yoga. Il Ministro indiano infatti, ha proposto all’ONU, ed è stata accetta all’unanimità, una giornata mondiale dello Yoga che si celebra il 21 giugno. In questo giorno tutto il mondo pratica Yoga e l’Italia è stato il paese che si è impegnato di più per la promozione di questa giornata. In tutta Italia la Federazione Italia Yoga di cui io faccio parte e che rappresento a Roma e nel Lazio, si è impegnata tantissimo per diffondere il messaggio di pace che porta con sé questa giornata. Ricordiamoci infatti che lo Yoga è un grande veicolo di pace interiore e quindi, di pace nel mondo”. E in questo periodo, aggiungiamo, c’è n’è davvero bisogno…