La tematica è di scottante attualità: la legge sulle unioni gay e la lettera che segue, che pubblichiamo in forma integrale come nostro costume e scelta editoriale, lo dimostra.
Illustrissimo Presidente,
con la riapertura dei lavori parlamentari riprende la discussione del disegno di legge Cirinnà che il movimento LGBTI è chiamato a subire, un compromesso tra l’attuale negazione dei nostri diritti e quella che resta per noi l’unica soluzione in grado di garantire una piena parità e dignità tra cittadine e cittadini di questo Paese: il matrimonio egualitario.
In queste ore, puntualmente, è ricominciato il balletto delle pressioni e delle minacce per affossare il disegno di legge Cirinnà svuotandolo di quei contenuti che, nella sua formulazione originaria, lo rendevano un appena sufficiente punto di partenza per un confronto futuro sulla piena uguaglianza.
I più alti vertici del clero e forze politiche esterne e interne alla stessa maggioranza si stanno adoperando per perpetrare la discriminazione a milioni di cittadine e cittadini basandosi su un’arbitraria, falsa e strumentale lettura della nostra Carta Costituzionale.
Lei, Illustrissimo Presidente, è stato il primo nella storia repubblicana a pronunciare nel Suo discorso di insediamento alle Camere parole inerenti tale discriminazione, sollecitando il legislatore a intervenire con solerzia in materia come per altro richiesto nel 2010 dalla Corte Costituzionale di cui Lei ha fatto parte.
In quanto massimo garante della nostra Carta, a Lei oggi ci rivolgiamo con sfiducia e preoccupazione. Preoccupazione per la vita e la dignità nostra e delle nostre famiglie, che rischiano per l’ennesima volta di essere svendute per giochi di equilibri politici e ricerca di facile consenso elettorale.
A Lei ci rivolgiamo affinché, con la Sua autorevolezza e nell’ambito delle Sue prerogative costituzionali, invii un messaggio alle Camere per sollecitare l’urgente rispetto delle sentenze 138/2010 e 170/2014 della Corte Costituzionale nonché la recente sentenza Oliari vs Italia della Corte EDU.
Crediamo che la gravità della situazione sociale – la reiterata violazione del diritto umano fondamentale delle persone omosessuali alla vita familiare – e istituzionale, ben rappresentata dall’indifferenza mostrata per 5 anni dal Parlamento rispetto alla suddetta sentenza della Corte Costituzionale, renda un Suo messaggio assolutamente necessario.
Pari dignità sociale e uguale trattamento davanti alla Legge, come prevede quell’articolo 3 della nostra Costituzione che in tanti, troppi, fingono non esistere impegnati come sono nell’interpretare a proprio piacimento l’articolo 29. Questo chiediamo Illustrissimo Presidente, nulla di meno, nulla di più.