Letizia Battaglia fotografa della mafia è una giusta definizione? Attraverso i suoi scatti, Letizia Battaglia ha senza dubbio testimoniato in molti momenti questo aspetto della vita di Palermo ma non è stato l’unico. Il suo occhio era rivolto alla città con i suoi mille volti, con le sue molte contraddizioni. La fotografia è stata per lei una missione, un modo per raccontare la sua terra in anni molto difficili.
Unica donna tra tanti uomini
Quando inizia la sua carriera di fotografa è il 1969: Letizia ha 34 anni e collabora con il quotidiano palermitano “L’Ora” ed è l’unica collega donna tra tanti uomini. Dopo una breve permanenza a Milano, torna nella sua città dove con il suo obiettivo testimonia momenti cruciali della vita della sua città. I suoi scatti fanno il giro del mondo e le guadagnano nel 1985 il Premio Eugene Smith a New York, ex aequo con la fotografa americana Donna Ferrato. Nel 1999 le viene invece tributato il premio “Mother Johnson Achievement for Life”. Espone non solo in Italia, ma anche in Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Brasile, America e Canada e in alcuni paesi dell’est Europa. Negli anni Ottanta da vita al “Laboratorio d’If” uno spazio di formazione per fotografi e fotoreporter.
Letizia Battaglia fotografa di Palermo
Ci sono immagini che dopo decenni sono ancora impresse nella nostra memoria. Una di queste è senza dubbio quella che ritrae Piersanti Mattarella esanime tra le braccia del fratello Sergio. L’allora presidente della Regione Sicilia fu assassinato da Cosa Nostra il 6 gennaio del 1980 e Letizia Battaglia fu la prima fotoreporter ad accorrere sul luogo del delitto. Pochi mesi prima aveva immortalato un altro dei delitti eccellenti di quel periodo: quello del giudice Cesare Terranova avvenuto, appunto, il 25 settembre 1979. La foto ritrae il giudice alla guida di una Fiat 131 con i vetri dei finestrini rotti.
Per Letizia Battaglia la fotografia era uno strumento di lotta civile. Immortalare ciò che la mafia stava compiendo in quegli anni era come una missione. Con le sue foto testimoniò, ad esempio, l’ascesa del clan dei Corleonesi mentre gli scatti che ritrassero Giulio Andreotti insieme agli imprenditori Ignazio e Antonino Salvo presso l’hotel Zagarella furono ammessi agli atti durante il processo al politico democristiano.
Palermo non era solo mafia. Era una città che viveva una realtà molto più complessa. Il suo impegno costante la porterà a ritrarre questa complessità andando a sbirciare negli angoli più nascosti, a scovare i volti delle persone comuni. Eppure saranno due fatti di mafia a segnare la fine della sua carriera di fotografa: i delitti Falcone e Borsellino avvenuti rispettivamente a maggio e a luglio del 1992. Diverse fonti raccontano che Letizia fosse stanca di confrontarsi ancora con la violenza.
L’impegno politico
L’impegno politico fu un’altra parte importante della vita di Letizia Battaglia. Nel 1979 figura tra i fondatori del Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato”. Negli anni Ottanta e Novanta ha ricoperto diversi incarichi politici: consigliera comunale con i Verdi, assessore comunale a Palermo nella giunta Orlando, deputata all’Assemblea regionale siciliana con La Rete e vice presidente della Commissione Cultura nell’XI legislatura.
Lo scorso anno, il 13 aprile, una lunga malattia l’ha portata via. Via dalla sua Palermo che ha ritratto con amore e dolore.
In copertina foto di F. Heiberger da Pixabay