Il Museo di Capodimonte fu inaugurato per la prima volta nel 1957, ma già a partire dalla metà del Settecento le sue sale principesche hanno sempre ospitato capolavori artistici di inestimabile valore. Con il passare degli anni sono state organizzate svariate iniziative per promuovere il turismo e in generale aumentare l’affluenza. Recentemente per esempio, per alcuni mesi, c’è stata l’esposizione di due opere di Van Gogh ritrovate nella villa di un malavitoso.
Dal 12 dicembre fino al 17 giugno però è possibile assistere ad una nuova e interessante mostra organizzata in più sale e curata da dieci eminenti personalità legate al mondo della cultura italiana. In particolare sono stati scelti per svolgere questo compito: Laura Bossi Réginer, Giuliana Bruno, Gianfranco d’Amato, Marc Fumaroli, Riccardo Muti, Mariella Pandolfi, Giulio Paolini, Paolo Pejerone, Vittorio Sgarbi e Francesco Vezzoli.
Ognuno di loro ha potuto scegliere tra quarantasette mila opere del Museo in piena libertà, basandosi unicamente su un pensiero o un’idea cardine. Hanno quindi optato per determinati quadri che rappresentassero un filo conduttore. Laura Bossi Régnier, neurologa e storica della scienza, ha scelto come tema “la scimmia e l’uomo” in cui sottolineava l’evoluzione antropologica nella storia. Giuliana Bruno eminente professoressa di Harvard, ha invece esposto dei pezzi provenienti dal deposito del museo. Gianfranco d’Amato, esponente di punta dell’industria italiana, ha deciso di proporre ai visitatori un confronto tra arte antica e moderna. Marc Fumaroli ha optato per un periodo storico ben preciso, il Seicento, e lo ha rappresentato da svariate angolazioni. Riccardo Muti, celebre direttore d’orchestra, ha incentrato la sua sala sulla Crocifissione di Masaccio poiché, a suo avviso, rappresenta in modo egregio la passione. Mariella Pandolfi, professoressa di antropologia, ha scelto tutte opere legate alle battaglie e alla guerra in generale, ha infatti posto al centro una strutta in ferro con un’armatura e con una spada. Paolo Pejerone, architetto, ha invece incentrato il tutto sul paesaggio ponendo anche un quadro vuoto che affacciava su una finestra. Vittorio Sgarbi, per sua stessa ammissione, ha voluto puntare su opere di impatto e belle come quelle del Parmigianino. Infine Francesco Vezzoli ha voluto per la sua sala dieci busti differenti esposti in un unico corridoio.
Ai visitatori la mostra è stata spiegata direttamente dai curatori mediante l’apposita e omonima app. Basta semplicemente scannerizzare la foto di una delle dieci personalità e si può vedere immeditamente un breve video di uno di loro che spiega le proprie scelte e esplicita il tema centrale. Hanno voluto in questo modo rendere l’esperienza molto più interattiva e partecipativa così da affascinare grandi e piccini.