Sarà nelle sale italiane dal 14 gennaio Revenant, l’atteso nuovo film del regista messicano Alejandro González Iñárritu. Dopo il successo planetario di Birdman che si aggiudicava nel 2014 gli oscar alla sceneggiatura, al film e alla regia, Iñárritu torna con un genere completamente diverso. Revenant racconta della vita dei cacciatori di pelle americani nel 1800 che esploravano le terre vergini della parte settentrionale del continente combattendo le tribù indiane.
La trama si concentra sulla vicenda di Hugh Glass, esperto dei territori selvaggi del Nord Dakota perché anni prima si era unito ad una donna della tribù Pawnee con la quale aveva avuto un figlio. Gli abitanti del suo villaggio erano stati poi brutalmente uccisi da un gruppo di soldati e a Hugh era sopravvissuto solo il suo piccolo Hawk.
Qualche anno dopo Glass-DiCaprio accompagna una spedizione di cacciatori nelle feroci foreste pervase da neve e pericolosi animali, ma gravi ferite in seguito ad un combattimento con un orso lo riducono in fin di vita. Tradito da uno dei suoi compagni ( Tom Hardy) che gli ammazza il figlio, in gravi condizioni di salute Hugh attraverserà i boschi, le montagne e i fiumi per ottenere la sua vendetta.
La natura innevata e selvaggia è penetrata dalla familiare e mirabolante steadycam che permette piani sequenza eloquenti e leggerissimi. La macchina da presa è al servizio della messa in scena completamente reale, così come il freddo, e la sofferenza degli attori costretti in condizioni climatiche difficoltose; fluttua tra neve, sangue e resistenza: gli elementi che conferiscono al film un aspetto epico e fanno di DiCaprio l’eroe in grado di sfidare Madre Natura in nome di una pace da ottenere dopo il tormento dell’ingiustizia.
L’ostinazione di Hugh gli permette di sopravvivere amalgamandosi al territorio (la sopravvivenza nel ventre del cavallo, il riposo nella capanna di legno), come a ricordarci quanto facciamo semplicemente parte degli elementi del pianeta, da cui dipende la nostra stessa esistenza.
Pochi dialoghi, molti respiri e voce pensiero creano un collegamento soprannaturale tra la sofferenza e la spiritualità, il quale rappresenta l’elemento che alla fine svelerà un valore più alto della vendetta.