L’empatia nelle relazioni sociali infatti è un elemento determinante, per creare rapporti sinceri e di qualità.
Capita di avere maggiore affinità con alcune persone piuttosto che altre, attribuendo questo legame semplicemente ad una questione di sensazione.
In realtà le affinità nascono dalla capacità che hanno alcune persone di creare empatia.
Le persone empatiche infatti, hanno sviluppato una qualità molto importante e cioè l’ascolto.
Saper ascoltare è molto difficile, perché antepone la necessità dell’altro a se stessi. Le persone egocentriche hanno più difficoltà a creare empatia, perché al contrario mettono sempre se stessi al centro di tutto.
Questa “mancanza di generosità” fa sentire l’interlocutore a disagio, al punto tale da non riuscire ad approfondire il rapporto. L’egocentrico quindi tende a creare relazioni sociali, spesso superficiali e fini a se stesse.
Nel libro le “Le parole sono finestre oppure muri” di Marshall B. Rosenberg, il tema dell’ empatia è uno dei punti cardine di tutta la CNV, cioè della comunicazione non violenta.
L’empatia rappresenta la capacità di comprendere quello che provano gli altri in maniera rispettosa. Spesso capita che quando una persona si apre con noi, parlandoci delle sue debolezze e dei suoi disagi, si abbia l’impulso di raccontare le proprie esperienze vissute nella stessa situazione. Finendo per elargire consigli e rassicurazioni indesiderate. Senza rendersi conto che probabilmente l’altra persona, non ha bisogno di soluzioni, ma solo di essere ascoltata.
Quando ci si pone in ascolto, non c’è bisogno di razionalità. Ma soltanto di qualcuno che sia in grado di poter cogliere il proprio stato d’animo, senza giudizio e senza elargire consigli.
Agire con empatia sempre secondo Rosenberg, vuol dire svuotare la propria mente e aprirla all’interlocutore.
La maggior parte dei conflitti, nascono proprio dall’ incapacità di ascoltare gli altri, di coglierne i sentimenti ed i reali bisogni.
L’empatia nei rapporti sociali, familiari, professionali è un detonatore di successo. Spesso è un catalizzatore di positività, perché dimostra assenza di giudizio, ma soprattutto consente di gestire le proprie vulnerabilità.
Nel capitolo “Relazionarsi a se stessi con empatia” Rosenberg racconta che talvolta, la prima persona con cui abbiamo difficoltà ad esercitare empatia siamo proprio noi .
Se approcciamo a noi stessi con violenza, con giudizi severi abbiamo più difficoltà ad essere indulgenti con gli altri.
Perché dovremmo perdonare qualcosa agli altri se non perdoniamo nulla a noi stessi?
Uno dei primi passi da compiere per essere più indulgenti verso se stessi, è quello di vedere una perdita o una sconfitta come un momento di crescita.
Rosemberg ci spiega che spesso questa estrema rigidità, questa incapacità ad accettare l’errore nasce, perchè ci imponiamo di fare le cose non per scelta ma per dovere.
Dietro queste azioni doverose ci sono una serie di motivazioni, che non hanno a che fare con il soddisfacimento di un nostro bisogno , ma piuttosto con l’esigenza di soddisfare gli altri.
Ad esempio quando si lavora solo per i soldi, non si soddisfa il bisogno personale di ambizione, ma il danaro rappresenta solo il tramite per arrivarci.
Avere denaro spesso rappresenta un riconoscimento verso la società, più che verso se stessi. Cosi come quando si fanno delle azioni , solo per ottenere l approvazioni degli altri.
E’ pericoloso avere dei comportamenti solo perchè gli altri se lo aspettano da noi. Non saremo in grado di sostenerli allungo, creando nel tempo stress ed insoddisfazione.
Il primo passo per creare rapporti sinceri e profondi con gli altri è soddisfare l’empatia con se stessi, partendo dai propri bisogni. Si sarà più pronti ad aprirsi al mondo che ci circonda con sincerità.