Vivere in uno stato di attesa e di incertezza, privati dei diritti fondamentali: non avere diritto al medico, problemi per la mensa scolastica e il bonus libri dei propri figli, difficoltà ad accedere ai sussidi, ai buoni spesa Covid e all’assistenza sociale, non votare, spesso non poter rinnovare il permesso di soggiorno, essere costretti a registrarsi come senza fissa dimora. È quanto sperimentano molti abitanti dei quartieri di Soccavo e Pianura, a Napoli, esclusi dall’iscrizione anagrafica. Nei giorni in cui si celebra la digitalizzazione dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), ActionAid lancia la campagna #DirittiInGiacenza per denunciare che troppo spesso nel nostro Paese l’esclusione dalla residenza è discrezionale, illegittima e discriminatoria verso le persone più fragili.
“A Napoli il bisogno abitativo diventa in alcuni casi vera e propria emergenza. Il nostro contesto è caratterizzato da un’offerta di alloggi ridotta, un diffuso mercato immobiliare informale e bassi standard qualitativi. Le persone subiscono l’esclusione dalla residenza sia a causa di comportamenti e prassi illegittime, perché in contrasto con le leggi costituzionali, sia per l’esistenza di norme profondamente discriminanti. Con la campagna #DirittiInGiacenza portiamo alla luce un problema volutamente sommerso e sottovalutato. Ancora troppe persone in Italia, in particolare di origine straniera, non hanno accesso ai diritti primari. Chiediamo di garantire l’iscrizione anagrafica senza discriminazioni.” spiega Daniela Capalbo, Referente per ActionAid a Napoli.
La IX municipalità di Napoli, che include Soccavo e Pianura, conta 100.922 abitanti – gli stranieri sono 2.310, poco meno del 4% della popolazione residente nella municipalità – ma è forte l’eterogeneità sociale che si riflette nelle condizioni abitative, tra edilizia residenziale pubblica e privata, situazioni informali e altre di vera e propria emergenza, come quelle che caratterizzano il rione Traiano. Un’indagine dell’Unione Inquilini segnala, solo in città, 17.000 persone in emergenza abitativa mentre il turnover all’interno dell’edilizia residenziale pubblica è bloccato dalla pubblicazione dell’ultima graduatoria comunale, oltre vent’anni fa. Nonostante l’amministrazione cittadina abbia emanato in questi anni una serie di deliberazioni per attutire gli effetti dell’articolo 5 del decreto Lupi – che impedisce a chi vive in stabili occupati di avere la residenza – la loro applicazione risulta disomogenea da parte degli uffici territoriali, minando la possibilità da parte dei cittadini di ottenere il godimento pieno dei loro diritti. Ad esempio, sono state quasi mille le domande per il bonus spesa rifiutate dal comune di Napoli (su circa 18.000) perché i richiedenti, in gran parte occupanti casa e inquilini a nero, sono stati considerati non residenti.
Pierre è il presidente di un’associazione senegalese che organizza attività culturali e soprattutto assistenza per i propri connazionali. La diffusissima pratica di non stipulare regolari contratti d’affitto da parte dei proprietari ha gravissime conseguenze sulle vite delle persone. “I senegalesi – dice Pierre – affittano le case anche a nero perché il proprietario spesso non vuole fargli il contratto, non vuole pagare le tasse. Molti proprietari non danno alternativa: o prendi o lasci; tanto troveranno sempre qualcuno. La conseguenza è che i ragazzi sono costretti a dichiarare la propria residenza dove non dormono, dove non vivono, o addirittura comprano la residenza attraverso intermediari, sia italiani che stranieri”. Senza ricevute di pagamento dell’affitto si è esposti a ogni forma di ricatto.
Perché si viene esclusi dall’anagrafe? L’art. 43 del codice civile stabilisce che «la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale». Si tratta di una definizione molto chiara e semplice. Non può essere di ostacolo alla iscrizione anagrafica la natura dell’alloggio, quale ad esempio un fabbricato privo di licenza di abitabilità ovvero non conforme a prescrizioni urbanistiche, grotte, alloggi in roulotte, né la presenza o meno di un contratto regolare di proprietà o di locazione. Nonostante questo, il legislatore negli anni ha escluso dall’anagrafe specifici gruppi sociali con finalità “punitive” (ad esempio i richiedenti asilo con i Decreti Sicurezza del primo Governo Conte), prima ancora l’art. 5 del “Piano Casa” del 2014, nato per contrastare le occupazioni abusive, ha di fatto posto delle barriere insormontabili anche a migliaia di persone impossibilitate a dimostrare presso gli uffici dell’anagrafe un titolo di possesso dell’immobile ritenuto valido. Per le persone straniere la situazione è ancora più grave: molti uffici non registrano le dichiarazioni di residenza presentate dai cittadini stranieri con il permesso di soggiorno in fase di rinnovo, conversione o rilascio: è una procedura illegittima molto diffusa. Inoltre, sono numerosi i casi di errori burocratici che rendono impossibile arrivare a chiudere positivamente la richiesta di iscrizione. Per sfuggire all’invisibilità chi è escluso dalla residenza per potersi registrare nel Comune dove vive è costretto a ricorrere alla cosiddetta iscrizione fittizia, cioè iscriversi come senza fissa dimora. Una soluzione difficile e che toglie dignità alle persone perché richiede un colloquio preliminare con i servizi sociali e ha tempi di gestione lunghissimi. I numeri crescenti delle persone senza iscrizione anagrafica hanno creato anche il “mercato delle residenze”, non di rado infatti si è costretti ad acquistare la possibilità di essere registrati presso un appartamento nel quale non si vive.
Le raccomandazioni alle amministrazioni e alla Politica. A Napoli ActionAid è impegnata nel migliorare le condizioni delle famiglie in disagio abitativo e tramite uno sportello dedicato al diritto all’abitare viene fornita assistenza alle persone che hanno bisogno di conseguire l’iscrizione all’anagrafe. In attesa che venga abolito l’articolo 5 del Piano Casa, le amministrazioni locali possono mettere in campo alcune misure: rendere omogenee le prassi applicate negli uffici anagrafici e azzerare ogni prassi non conforme alla normativa; cessare ogni prassi non conforme in relazione alla richiesta del titolo di godimento dell’immobile; restringere l’ambito di applicazione dell’art. 5 del decreto legge 47/2014 e favorire la deroga indicata nel comma 1 quater dell’art. 5, secondo il quale «il sindaco, in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela, può dare disposizioni in deroga a quanto previsto ai commi 1 e 1-bis a tutela delle condizioni igienico-sanitarie», così come attuato dal sindaco di Palermo nel 2019, che ha autorizzato l’iscrizione anagrafica in base a questa specifica previsione; allineare le procedure per l’iscrizione anagrafica per le persone senza fissa dimora al contenuto della legge, consentendo loro la possibilità di fornire autodichiarazioni, dichiarazioni di esercenti commerciali, di associazioni, ecc. nell’ambito delle tempistiche e con le modalità definite dalla legge; incentivare la formazione interculturale dei funzionari d’anagrafe; rendere effettiva la registrazione telematica dell’iscrizione per tutti gli interessati.