33.817. E’ la cifra dei reati ambientali scoperti nel 2011, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più rispetto al 2010. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare. E sono già 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose solo nei primi mesi del 2012, per reati legati al ciclo illegale del cemento
Un dato allarmante che testimonia l’enorme pervasività dei traffici gestiti da ecomafiosi e ecocriminali che nel 2011 hanno accumulato ben 16,6 miliardi di euro. È quanto emerge dal rapporto Ecomafia 2012, l’indagine annuale di Legambiente sull’illegalità ambientale. Le forze dell’ordine solo nel 2011 hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti (100 in più, rispetto all’anno precedente con un incremento del 48,8%), con 27.969 persone denunciate (7,8% in più rispetto al 2010). Il rapporto Ecomafia 2012, edito da Edizioni Ambiente, con la prefazione di Roberto Saviano, è stato presentato a Roma nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione tra gli altri di Enrico Fontana, responsabile Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, Carlo De Stefano, sottosegretario all’Interno, Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, Sonia Alfano, presidente della Commissione parlamentare europea antimafia, Gaetano Pecorella, presidente della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Fabio Granata, vicepresidente Commissione antimafia. I clan, quindi, continuano a prosperare: 296 quelli censiti sino ad oggi, sei in più rispetto allo scorso anno. A cambiare invece, sembra essere l’immagine del mafioso di professione, che si è evoluto nel corso delle generazioni e ora si contraddistingue per buona educazione e cultura, conoscenza delle lingue straniere, aspetto distinto. Tutte caratteristiche utili a condurre truffe e falsificazioni di documenti anche nei circuiti legali. Solo nel 2012 sono 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazione mafiosa e commissariate (erano 6 lo scorso anno). “Un numero altissimo, superiore anche al periodo buio degli anni ’90, che testimonia questa inesorabile tendenza alla pervasività della criminalità organizzata che sempre più s’infiltra nei circuiti economici e imprenditoriali legali”, sottolinea Legambiente. “Il confine tra legalità e illegalità è sempre più labile – ha detto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Vizi privati e relazioni pubbliche tendono a fondersi in un’unica zona grigia dove lecito e illecito si mischiano e si sostengono a vicenda, spesso con la mediazione di figure interne alla pubblica amministrazione, grazie al collante della corruzione sempre piu’ diffusa. Questa mafia, evoluta e trasformata per meglio penetrare nei contesti legali e diffondersi ovunque, sembra non essere intaccata nemmeno dagli arresti dei boss, mentre l’unico strumento che si e’ dimostrato efficace, la destinazione sociale dei beni confiscati, rischia di essere rimessa in discussione col rischio che torni in campo l’ipotesi della vendita ai privati e quindi la scontata possibilità che i beni tornino in mano ai mafiosi”.