Prevenire le pandemie con la tecnica cosiddetta del Gene-Drive? È un’ipotesi attualmente in corso di sperimentazione con le zanzare modificate geneticamente per eradicare la diffusione della malaria nelle zone dove questa malattia uccide oltre 400.000 persone, tra cui oltre 250.000 bambini sotto i 5 anni (il 67% dei decessi; un morto ogni due minuti) [Fonte dati: OMS, 2018].
Le due scienziate che hanno individuato la tecnica del cripsr/cas9, la francese Emmanuelle Charpentier e l’americana Jennifer Doudna, hanno appena vinto il Nobel per la Chimica; anche Bill Gates ha recentemente parlato delle zanzare geneticamente modificate in un suo post su LinkedIn a testimonianza di un tema rilevante che pone però quesiti etici molto importanti.
Il gene drive può infatti prevenire l’esplosione di malattie trasmesse da animale a uomo, come nel caso del COVID e, appunto, della malaria. Ma fino a quale limite ci si può spingere?
Il paper si sofferma proprio sugli studi attualmente in corso sulla sperimentazione con popolazioni di zanzare geneticamente modificate per combattere la malaria. L’intervento dell’uomo avviene sul vettore (la zanzara), con l’obiettivo di usare la genetica in ottica preventiva. Punta di eccellenza in questo senso è proprio l’Italia dove, presso l’Istituto di microbiologia dell’Università di Padova diretto dal professor Andrea Crisanti, e nel laboratorio del polo GGB di Terni, sono in corso ricerche e sperimentazioni. Il Comitato Etico si esprime in maniera positiva nei confronti di questa tecnologia inserendo riflessioni sulle cautele da adottare – sul piano dell’ecologia e della biodiversità – nell’innesto di specie geneticamente modificate nelle regioni interessate dalla malaria.