Un aneddoto tra storia e leggenda narra che, nel 904, Guglielmo I del Monferrato si trovasse a Sezzadio. Il Signore di probabili origini germaniche sembra fosse in pellegrinaggio verso Roma insieme alla moglie incinta. Arrivati nel borgo dell’alessandrino, la nobildonna partorì dando alla luce Aleramo. Il pargolo restò presto orfano, ereditò i possedimenti paterni e ne conquistò altri, anche nel savonese, grazie alle sue gesta militari. Fondatore della dinastia degli Aleramici, morì probabilmente nel 991. I suoi discendenti, che acquisirono col tempo sempre più potere grazie anche al loro impegno nelle Crociate, furono tra le casate che partirono per la Sicilia. Diedero vita a una migrazione “al contrario”: un flusso, cioè, che da Nord arrivava a Sud. Un fenomeno difficile da ricostruire ma che per qualcuno è diventato il punto di partenza di un progetto che va oltre lo studio. Da alcuni anni, con “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve”, Fabrizio Di Salvo studia un evento, quello delle migrazioni, che ha sempre fatto parte della storia dell’umanità. Svolge un lavoro che vuole essere ricerca delle radici per risalire alla nostra identità
Fabrizio Di Salvo, come nasce il progetto “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve”?
Le prime mosse per la realizzazione del progetto avvengono quasi contemporaneamente a Nord e a Sud, per quegli inspiegabili fili del destino che talvolta generano la Storia. Intorno al 2015 per volontà di un gruppo di associazioni tra cui la Fidapa, il Copat, il Club UNESCO, si concretizza a Piazza Armerina (dove si svolge da 70 anni il Palio dei Normanni, rievocazione storica dell’ingresso in città del Normanno Gran Conte Ruggero I d’Altavilla e del suo seguito), l’idea di un Parco Storico dedicato ad Adelaide (Adelasia) del Vasto, della dinastia degli Aleramici, mentre ad Alessandria – ricadente nell’antica Marca Aleramica da cui la famiglia partì alla volta dell’isola – prendeva forma il progetto “Aleramici in Sicilia”. L’incontro e la collaborazione dei due gruppi di lavoro determinò l’ampliamento della prima idea con la nascita di un nuovo percorso dal titolo le “Vie Aleramiche, Normanno-Sveve” e la fondazione dell’Euro-Mediterranean Federation on the ancient Medieval Migrations, che coinvolge Università, Comuni, Associazioni indirizzati da un Comitato Scientifico Internazionale, con studiosi di grande prestigio interessati al tema.
Quali sono le attività legate al progetto?
Le attività si orientano sulla valorizzazione degli aspetti storici, politici, economici e linguistici, frutto di numerosi anni di studi e di approfondimenti da parte di accademici e appassionati custodi delle memorie del passato, per tenere viva la storia. Attualmente la federazione ha organizzato una serie di videoconferenze sulle Antiche Migrazioni Medievali programmatiche per le future azioni sul campo quando le condizioni lo permetteranno.; alcune hanno avuto un carattere più tecnico come “Il Galloitalico, l’Occitano ed il Franco-provenzale: un itinerario alla scoperta delle minoranze linguistiche”. L’idea mira a creare un itinerario storico-turistico ed anche enogastronomico, basato sulla ricerca delle antiche origini, che guardi ad un’economia ecosostenibile e stimoli una sorta di viaggio spirituale in se stessi. Una ‘piattaforma’ di lavoro estendibile ad altre realtà nel mondo.
Lungo quali regioni d’Italia si snodano le vie Aleramiche?
Il percorso coinvolge il Piemonte (Monferrato, Langhe e Roero), in parte il vercellese, la Liguria, la Lombardia con l’Oltrepò Pavese, per arrivare fino ad alcune località della Basilicata, della Puglia, della Campania, della Calabria e a gran parte della Sicilia con oltre settanta centri coinvolti; ma il progetto è altresì quello di riunire anche siti europei con una storia medievale comune. Io stesso, come regista di un documentario, ho viaggiato molto toccando numerosi luoghi importanti per la nostra ricerca in Germania, Francia, Turchia, Ucraina e Grecia, oltre ad aver incontrato e intervistato l’eminente professore Henri Bresc dell’Università di Parigi e Joanna Drell dell’Università di Richmond negli Stati Uniti.
Questo progetto ci parla, in un certo senso, di migrazioni al contrario. Cosa ci insegnano?
La ricerca diventa l’opportunità di rivivere il viaggio lontano quasi mille anni, quando genti del nord Europa, insediate da anni nel nord Italia, si spinsero fino alla Sicilia. Un’immigrazione al contrario in due fasi. La prima legata all’aleramica Adelasia (Adelaide) del Vasto alla fine dell’XI secolo, sposa del Gran Conte Normanno Ruggero I d’Altavilla e madre del primo Re di Sicilia Ruggero II, nonché sorella di Enrico del Vasto, detto anche Enrico di Lombardia, conte della più grande contea di Sicilia da Butera a Paternò. La seconda in epoca federiciana, protrattasi fino al 1250, alla morte di Federico II di Svevia. Si tratta di favorire la ricerca delle proprie origini, sia per chi partendo dal nord, vorrà raggiungere il Sud e conoscere i luoghi dove emigrarono i propri antenati, sia per chi, al contrario, da Sud vorrà andare al Nord e visitare le Contrade da cui essi partirono. Abbattere paradigmi e stereotipi e aprire ad una visione di una razza, quella umana, da sempre contraddistinta dalle migrazioni e, quindi, più simile di quanto si possa credere.
Immagini concesse da Fabrizio Di Salvo