“‘Nguento ‘nguento, mànname a lu nocio ‘e Beneviente, sott’a ll’acqua e sotto ô viento, sotto â ogne maletiempo”.
Luna piena, vestiti di stracci, gatti neri, interminabili danze, riti spaventosi, malocchio, filtri, pozioni magiche, unguenti, incantesimi, ferro di cavallo, forbici aperte, falce.
In poche parole, ataviche paure: Le streghe di Benevento come Triora in Liguria, la Val Camonica in Lombardia, Volterra in Toscana o il Salento, sono le terre che più ricordano le tremende persecuzioni ai danni di poverette, tacciate del crimine più empio: Soggiacere in nefande orge insieme al demonio.
Nel Sannio beneventano La “Janara” usciva di notte e si intrufolava nelle stalle dei cavalli per prendere una giumenta e cavalcarla tutta notte, attorcigliando, come treccina, la criniera a lasciar segno del suo passaggio. Capitava a volte che la giumenta, sfinita dalla lunga cavalcata, non sopportasse lo sforzo immane a cui era stata sottoposta, morendo di fatica. Per evitare il rapimento delle cavalle, erano soliti i contadini nel passato, come taluni ancora oggi fanno, appoggiare un sacco di sale o una scopa davanti alle porte delle stalle. Non potendo la “Janara” resistere alla tentazione di contare i grani di sale o i fili della scopa, avrebbe perso tempo nello sgranarli finché, giunto il giorno, sarebbe dovuta fuggire. le streghe beneventane si riunivano sotto un immenso noce lungo le sponde del fiume Sabato dove tenevano i loro sabba in cui veneravano il demonio sotto forma di cane o caprone. A loro spesso il popolo si rivolgeva per risolvere i problemi più diversi: erano infatti in grado di “lanciare” il malocchio o di liberare dai sortilegi fatti da altri ed erano straordinariamente abili nel preparare filtri, pozioni magiche, unguenti, incantesimi per far nascere o tornare l’amore in un amante o per provocare la morte dei nemici. Costrette a camminare sempre dritte
impettite, non potevano piegarsi, per questo motivo le porte di ingresso delle case venivano costruite di un’altezza ridotta, per non farle entrare durante la notte.
Un ferro di cavallo, delle forbici aperte o una falce sulla porta di casa o vicino alle culle dei bambini erano e sono spesso gli amuleti ancora oggi usati contro queste donne temibili. Nell’immaginario collettivo le streghe erano donne brutte, vestite di stracci, capaci di volare su manici di scope; in realtà le streghe erano donne comunissime, la cui vita non aveva nulla a che fare con il soprannaturale o con il diavolo.
Un considerevole contributo alla costruzione della figura della strega lo diede, sicuramente, il ruolo che la donna rivestiva nella società medievale. Per gli uomini di Chiesa la donna si identificava con Eva, la peccatrice; era figlia del diavolo e poteva portare l’uomo sulla via della perdizione.
Per la società era sostanzialmente una creatura inferiore, sottomessa prima al padre poi al marito. Lo stesso matrimonio era più che altro un contratto; quasi sempre la scelta degli sposi veniva fatta dai genitori e in molti casi i giovani neanche si conoscevano. Alla sposa non era permessa nessuna decisione. Alcuni statuti comunali del 1300 autorizzavano i mariti a punire fisicamente le loro mogli.
Diventa facile, nel corso del Medioevo, caricare di elementi negativi una creatura già di per sé così “incline al peccato”. In un mondo che doveva quotidianamente scontrarsi con carestie e malattie terribili come la peste nera, trovare un comune responsabile, un capro espiatorio, salvava dal delirio di massa. Rasate, affamate, torturate e arse vive. Una vera e propria “pulizia etnica” tra il Quattrocento e il Seicento, costrinse all’estinzione le detentrici di un sapere tutto femminile. I numeri parlano di una cifra non inferiore alle 100mila donne uccise, ma ci sono anche teorie che parlano di dati superiori al milione.
Ed oggi le streghe? Esistono ancora? A leggere giornali e guardar televisioni si direbbe di si
In Italia ogni due giorni una donna viene uccisa. Solo lo scorso anno sono state 120 le vittime ammazzate da un marito, fidanzato o convivente.
Il fenomeno resta di enormi proporzioni e i numeri parlano chiaro: quasi sette milioni di donne hanno subìto qualche forma di abuso nel corso della loro vita. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all’insulto verbale, la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera intima e personale. Spesso un tentativo di cancellarne l’identità, di minarne profondamente l’indipendenza e la libertà di scelta.
Tremate, tremate le Streghe son tornate.