Accelerare sulle privatizzazioni, continuando la strada già preparata dall’Esecutivo Letta e nel frattempo dar vita ad un nuovo piano di privatizzazioni. Questo in sintesi il discorso del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla platea del Forum Confcommercio svoltosi in questi giorni a Cernobbio. L’obiettivo? Accrescere l’efficienza delle imprese privatizzate e al tempo stesso ridurre il notevole peso del debito pubblico. Un tema, questo, molto caro al mercato e su cui bisogna insistere.
Via libera, inoltre, al processo di privatizzazione di Poste. Il Ministro del Tesoro ha ricordato che il governo detiene pacchetti di azioni di oltre 30 società mentre controlla molti comparti di altre nelle quali lo spazio per il ruolo pubblico sembra alquanto ridotto. Padoan ha ammesso poi che si sta guardando con favore a concrete ipotesi di dismissioni di partecipazioni realizzabili mediante società controllate, come Ferrovie dello Stato e Cassa Depositi e ciò con riferimento all’apertura al capitale privato di Fincantieri. Poi l’analisi, lucida e schietta, del pacchetto di riforme del governo Renzi. Anzitutto non va dimenticato da dove si è partiti, ovvero da un periodo di crisi economica di straordinaria intensità. ”Non abbiamo alternative: dobbiamo crescere, recuperare competitività, creare buona occupazione, senza mettere a rischio i conti pubblici”, ha detto. D’altronde lo stesso commissario della Bce Draghi lo aveva confermato nel corso dell’audizione presso la Commissione Affari economici e monetari dell’Ue.
La riduzione della spesa e il taglio delle imposte, unite alle giuste riforme dovrebbero, nel prossimo biennio, spingere verso la crescita sempreché il credito da parte delle banche (specialmente alle PMI, ndr)non resti debole. Questo sarebbe un serio problema. Padoan plaude a misure strutturali di medio periodo mentre esclude tagli orizzontali dalla spending review, che produrrà i suoi effetti definitivi solo nel 2016. Il governo lo equipara a un malato grave per il quale le misure attuate sono la medicina. La ripresa, seppur debole, è alle porte. La caduta del Pil, infatti, a detta del ministro dell’Economia, si è interrotta nel terzo trimestre del 2013 anche se il quadro congiunturale resta ancora fragile. Bisognerà continuare su questa strada, senza trascurare mai la stabilità di bilancio, ”condizione indispensabile per permettere lo sviluppo futuro del paese”.
Poi sul mercato del lavoro lancia un monito: i primi segnali di stabilizzazione non devono indurre a ignorare il crescente disagio sociale, di cui bisogna assolutamente prendere atto.
Accorato l’appello a tutte le parti sociali, dalle imprese e dai sindacati fino ai partiti affinchè si spinga verso l’attuazione di una governance delle riforme, che devono essere di ampio raggio e costruite in sinergia per il bene del Paese. Senza trascurare le nuove proposte. Opinione pubblica compresa.