Si oggi parliamo delle polemiche sullo spot del Parmigiano Reggiano che già detta così sembrerebbe essere una cosa tutt’altro che sera e che invece seria lo è se si guarda al putiferio social che si è scatenato dopo la messa in onda dello spot che fa parte della nuova campagna di comunicazione del grande marchio di formaggio italiano.
Lo spot in realtà è frutto dello spacchettamento di un mediometraggio della durata di 25 minuti prodotto appositamente per la regia di Paolo Genovesi “Gli Amigos” con tanto di soggetto e sceneggiatura e cast attoriale composito.
Uno storytelling che tende a dare una visione friendly dell’azienda e del prodotto come vogliono le ultime linee più moderne sulla comunicazione pubblicitaria dove si tende a far parlare il prodotto appunto ma sempre in chiave fiction.
Che la gente comune da social non capisca l’approccio ed il canovaccio comunicativo adottato ci sta tutto; che a brandire la clava siano attori o, peggio ancora, politici rasenta il surreale o l’irreale. Fate voi. Accusare di voler contrabbandare un’idea di lavoro dove lo sfruttamento è accettato da tutti, anzi è bello, può fare il paio solo con le farneticazioni dei no vax.
Spot Parmigiano Reggiano: le polemiche
Ecco qui il video con cui l’attore protagonista dello spot, Stefano Fresi, dice la sua dopo essere stato tirato in ballo da diverse altre persone. Noi riportiamo il post dell’altro attore Ascanio Celestino molto critico, cui lo stesso Fresi allude, ma ci sono anche politici che si sono scagliati ferocemente contro lo scandalo costituito dallo spot.
Politici di sinistra sia chiaro, quella stessa sinistra che si è fatta sfilare buona parte dei diritti dei lavoratori acquisiti. Quella sinistra che o è capace di ritrovarsi solo nei salotti buoni a scimmiottare la destra o fare battaglie per ridursi sempre più a forze da percentuali da prefisso telefonico.
La risposta più adeguata la da proprio Fresi quando dice cari signori è un spot, è finzione, non c’è nulla di reale e giustamente cita illustrissimi attori italiani e non che pullulano in tanti spot. Finzione, la finzione non documentaristica sulla condizione di sfruttamento nelle fabbriche magari in Cechia o Slovacchia con sottotitoli in russo.
Certo a volerla dire tutta allora perché non si sono fatte storie sulle galline di Banderas o sul posteriore della mitica mora delle caramelle gommose o magari sugli attributi del giovanotto le cui mutande, compreso il delicato contenuto, sono sottoposte a stretching dalla più nota conduttrice sportiva del momento?
Le polemiche sullo spot del Parmigiano Reggiano e la sinistra
Magari tutti i critici sono nostalgici del cineforum del mercoledì nei cinema d’essai svolti fra un rhum ed un Montecristo, ma qualcuno dovrebbe far comprendere loro che i lavoratori si difendono dagli scranni di Montecitorio su cui siedono richiamandosi ai valori propri della classe lavoratrice.
Anacronistico, off topic, chiamatelo come volete ma tutto questo moralismo a un tanto al chilo lascia davvero sgomenti soprattutto per la fonte da cui promana. In Italia non c’è un’iniziativa di legge che possa definirsi di sinistra da decenni, non c’è più un partito che possa definirsi di sinistra si va avanti fra alchimie politiche e cambi di bandiera in corsa da anni eppure si fa la morale ad uno Spot commerciale.
Non c’è più religione, anzi non c’è più la sinistra! “Qualcuno era comunista…”, caro signor G. cosa siamo costretti a sentire!