Come hanno riportato alcuni media negli ultimi giorni, secondo gli ultimi dati forniti dall’Ispettorato nazionale del lavoro le neomamme che si sono licenziate sono state più di 25 mila. La ragione principale sono le grandi difficoltà che incontrano le donne nel riuscire a lavorare e prendersi cura dei propri figli contemporaneamente. Tra i costi alti dei nidi, gli stipendi bassi e i nonni spesso ancora al lavoro diventa difficile la gestione del tempo per le neomamme.
La prima strategia a cui le famiglie ricorrono per far fronte a queste problematiche è la rinuncia al lavoro delle donne, che può prendere la forma sia di una rinuncia dopo la maternità sia ad un ricorso al part-time. Si tratta di una scelta con indubbi costi a livello personale e professionale. Nel Rapporto Mamme “Le equilibriste”, pubblicato da Save the Children, ha individuato quattro possibili strategie differenti per conciliare la vita famigliare, di mamme e papà, con quella lavorativa, così da non sentirsi costrette a lasciare il lavoro.
Ecco di seguito quattro strategie possibili a seconda delle diverse esigenze:
1) Strategia famigliare e reti sociali: una possibilità è quella del ricorso alla rete parentale, o meglio ai nonni. Una strategia, però, sempre meno sostenibile in futuro dato l’invecchiamento della popolazione, l’aumento dell’età media delle madri e l’allungamento della vita lavorativa dei nonni. Esiste una strategia alternativa, per chi non può avvalersi dell’aiuto dei nonni: il ricorso alle reti sociali. Le reti sociali possono essere costituite da amici, colleghi, famigliari o da altre famiglie. Proprio per favorirne la nascita, in Italia, sono stati creati alcuni progetti come “Ri-conciliamoci con il lavoro” del Comune di Napoli o “ConciliaMilano” del Comune di Milano, entrambi progetti che promuovono lo sviluppo di politiche di conciliazione vita-lavoro. Oltre queste vi sono le reti sociali nate sui social media, dove alcuni esempi sono: “Smamme” a Roma, il “Family Mix” a Genova a “With and Within”, tutte reti sociali per scambiare servizi di babysitting, aiuto alla genitorialità o per la promozione lavorativa delle neomamme.
2) Strategie pubbliche ed asili: un esempio di servizio importante per le famiglie ma tuttavia ancora insufficiente come offerta quantitativa è la disponibilità di posti negli asili nido. È importante sottolineare come la disparità nella disponibilità di servizi per la prima infanzia sul territorio sia strettamente legata allo status delle donne: c’è una correlazione positiva tra il tasso d’occupazione femminile, la percentuale di donne nelle amministrazioni comunali, e la percentuale di presa in carico dei bambini in fascia 0-3 anni. Questo dato dimostra non solo che le donne nei governi locali possono fare la differenza ma anche come i servizi di conciliazione svolgano un ruolo fondamentale per il benessere delle famiglie. Nella fascia d’età 4-5 anni l’Italia si posiziona al di sopra della media europea con il 96,8% dei bambini partecipanti la scuola dell’infanzia. Per quanto riguarda le altre fasce d’età è bene ricordare che all’aumentare dell’età dei figli diminuiscono le esigenze di conciliazione e aumenta la possibilità per i bambini e gli adolescenti di usufruire di attività extracurriculari.
3) Strategia del congedo famigliare: Indubbiamente i congedi di maternità ed i congedi parentali sono gli istituti che più di tutti hanno un rilevante effetto positivo sul benessere delle famiglie favorendo il rientro delle mamme al lavoro. Tra questi il congedo di maternità obbligatoria e il congedo parentale, che include anche i padri. Infine il congedo di paternità obbligatorio, introdotto con la legge “Fornero” e modificato nel 2016 prevede due giorni di congedo obbligatorio, più due giorni di congedo facoltativo retribuiti al 100% dello stipendio, da utilizzare entro i primi 5 mesi di vita del figlio/a. Secondo il report “State of the World’s Fathers”, un maggior coinvolgimento dei padri nella cura dei figli è fondamentale per il benessere dell’intera famiglia e il supporto alla vita lavorativa della donna.
4) Strategie aziendali: sempre più aziende mostrano una maggiore attenzione al benessere dei propri dipendenti. I benefici di un sistema di welfare aziendale sono molteplici, tra questi vi è la riduzione dei costi per assenteismo e turnover dei dipendenti. Oltre ai benefici economici ci sono benefici riguardanti la maggiore motivazione e all’attaccamento dei lavoratori e delle lavoratrici all’azienda. Sta sempre più prendendo piede, ad esempio, lo Smart Working, una modalità che permette a lavoratori e lavoratrici una maggiore autonomia e flessibilità nei tempi e spazi per il proprio lavoro.
Uno dei principali fattori che influenzano la possibilità per le mamme di lavorare deve essere la possibilità di trovare un equilibrio soddisfacente tra vita personale e vita lavorativa e queste sono solo alcune delle proposte per migliorare il welfare in supporto delle neomamme.