Le elezioni del prossimo cancelliere della Germania sono ormai alle porte. Il 26 settembre prossimo la locomotiva d’Europa cambierà guida visto che la cancelliera Angela Merekel non si è ricandidata ed ha deciso di passare il testimone dopo quindici anni di governo ininterrotto.
Giusto e solo per un termine di paragone che mostra la netta differenza fra Germania ed Italia, basti pensare che mentre la Merkel dipanava il suo governo da noi avevamo: due volte Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario Monti, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi.
Il rapporto è un non invidiabile sette a uno, cioè nello stesso lasso di tempo noi abbiamo fatto fuori sette governi diversi e ben tre diversi Presidenti della Repubblica: Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.
La domanda nasce spontanea: noi troppo farfalloni o i tedeschi troppo rigidi? Ovviamente è una domanda che è tutta una forzatura. Paesi diversi, sistemi diversi e politici diversi. Oseremmo dire, soprattutto, una concezione della politica diversa. Per cui il paragone non essendo basato su termini congruenti risulta sballato e non faremo l’errore d’impelagarci nell’annosa questione di lana caprina se sia meglio il sistema tedesco o quello italiano.
Di sicuro c’è da dire che la Germania ha avuto un grande pregio: dopo la fine della seconda guerra mondiale ha operato delle scelte di campo ben precise, ha percorso politiche economiche mirate alla creazione del benessere e le deviazioni dalla via maestra sono state davvero così poche da non arrivare ad essere contate che sulle dita di una mano.
Le elezioni del prossimo cancelliere: le forze in gioco
La battaglia teutonica è sempre fra CDU ed SPD, cristiano democratici – quelli della Merkel– da un lato e socialdemocratici dall’altra con grandi incursioni dei verdi e ora – ahinoi – di alcune forze di destra estrema che stanno racimolando consensi soprattutto nei land dove maggiore è la presenza di immigrati, essendo queste forze essenzialmente xenofobe e centrando la loro proposta quasi esclusivamente su questo tasto.
Gli ultimi sondaggi danno una SPD che avrebbe, addirittura, sorpassato la CDU in molti land ma la partita del 26 settembre è tutta da giocare e vede in campo la CDU con Armin Laschet, la SPD di Olaf Scholz, i Verdi e Annalena Baerbock e poi l’estrema destra con AfD, i Liberali e la sinistra di Linke.
La cancelliera Merkel lascia un Paese economicamente ancora forte nonostante la crisi economica e la bufera pandemica che si è abbattuta anche su un economia, come quella tedesca, che sembrava a prova di bomba. Proprio sull’efficacia della campagna vaccinale e sugli ultimi disastri metereologici la cancelliera ha vacillato e non poco nonostante fosse uscita indenne anche dal grande scandalo ecologico che investì qualche anno fa la più grande casa automobilistica del Paese.
Dunque, saranno ben sessantuno milioni i cittadini tedeschi che voteranno eleggendo i 709 deputati del Bundestag, il Parlamento federale di Berlino. Ricordiamo anche che il sistema elettorale tedesco è secondo il criterio proporzionale con uno sbarramento al 5%. Se un partito ottiene il 20% dei voti avrà anche il 20% dei parlamentari fermo restando lo sbarramento iniziale.
Naturalmente essendo i partiti tanti e la possibilità che uno prevalga nettamente sugli altri abbastanza remoto tutti prevedono ancora una volta il ricordo alla Grosse Koalition (grande coalizione) per formare un governo dopo le elezioni.
Le elezioni del prossimo cancelliere, sistema tedesco e italiano
Ci piace concludere proprio con questa notazione comparativa: noi siamo passati dal proporzionale (brutto, sporco e cattivo) al sistema misto a separazione completa (che è un ibrido fra maggioritario puro e spurio) per garantire la governabilità. Inanellando, però, sette e più governi nello stesso lasso di tempo in cui in Germania con il proporzionale puro aveva solo e sempre un’unica guida forte e sicura.
Sicuro di avere scelto bene noi?