“Attraverso l’articolo 1 di questo decreto legge interveniamo sulle banche popolari, non su tutte ma sulle banche popolari con un patrimonio superiore agli 8 miliardi. Sono 10 in Italia che in 18 mesi dovranno superare il voto capitario e diventare società per azioni. È un momento storico”. Queste le parole del premier Renzi al termine del Consiglio dei ministri. Protestano Nuovo Centrodestra e Sindacati.
La manovra fa parte del cosiddetto Investment Compact, un pacchetto di misure approvato per favorire gli investimenti nel nostro Paese. Spicca tra tutti un provvedimento che, eliminando alcune norme del Testo Unico Bancario (Tub), mira a rivoluzionare gli istituti popolari ma non le Banche di credito Cooperativo.
Cosa cambia
Con il suddetto decreto si va a modificare l’art.30 del Tub, cancellando il voto capitario, cioè il principio per cui ogni socio dispone in assemblea di un solo voto indipendentemente dalle quote detenute e il limite dell’1% per il possesso di capitale da parte di ogni singolo socio. Tradotto in breve, le banche popolari passano da non scalabili a scalabili, in quanto qualsiasi banca estera potrebbe ora avere il controllo di una banca popolare grazie al potere delle sue azioni. È pur sempre una modifica che interesserà attualmente solo dieci istituti popolari: UBI, Banco Popolare, Bpm, Bper, Creval, Popolare di Sondrio, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Bari.
Non ci sarà nessun intervento sulle banche di credito cooperativo, anche perché queste, a differenza delle popolari, hanno dimensioni molto più ridotte ed erogano credito e servizi soprattutto ai propri soci in base ad un principio mutualistico.
Le critiche
Bene l’innovazione, ma c’è il rischio di perdere posti di lavoro, l’italianità delle banche e l’avvio inevitabile di aggregazioni, oltre a quello di fronte a capitali stranieri. Abi e Federasse hanno molto ancora da lavorare. Così il segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi), Lando Sileoni.
Per la capogruppo del Nuovo centrodestra (ncd) Nunzia De Girolamo “Le Banche popolari e quelle di Credito Cooperativo sono da sempre un punto di riferimento sul territorio e un sostegno imprescindibile per piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, liberi professionisti e famiglie. Ed è proprio per questo che, a scatola chiusa, non siamo disponibili a votare provvedimenti volti a tutelare la grande finanza a discapito delle piccole realtà economiche”. Dura accusa del Movimento Cinque Stelle: “Renzi svende le banche all’alta finanza”.
La promessa
Secca la replica del Ministro dell’Economia Padoan: “La trasformazione delle principali banche popolari in Spa renderà le banche popolari più forti”. Secondo il braccio destro di Renzi questa è una misura che rafforzerà il sistema bancario italiano e che andrà sempre meglio con la ripresa economica, anche nell’interesse dei consumatori.