Le aziende sono in piena corsa per implementare attività che contemplino l’utilizzo dei Big Data; ciononostante, un recente studio di Xerox, che gestisce centinaia di processi che consentono a imprese ed amministrazioni internazionali di semplificare il lavoro ed incrementare l’efficienza, mostra come ci siano evidenti problemi che rallentano l’acquisizione del valore. I dirigenti aziendali affermano che sono molte le sfide da affrontare nell’implementazione di strategie basate sui Big Data, che includono sicurezza, privacy e qualità dei dati.
Lo studio, commissionato e condotto in Europa da Forrester Consulting per conto di Xerox, ha inoltre rilevato che la mancanza di preparazione degli utenti e un’inadeguata gestione del cambiamento stanno ostacolando quella trasformazione aziendale che le soluzioni basate sui Big Data sono in grado di offrire.
“I dirigenti sono consapevoli di come l’intelligence basata sui dati stia mettendo radici, ma è altrettanto vero che il terreno è ancora piuttosto difficile da sondare in alcuni punti”, afferma Craig Saunders, Direttore Analytics Resource Center, Xerox Consulting e Analytics Services Executives. “Questo ecosistema è pieno di sfide”.
Lo studio, basato su una ricerca condotta tra 330 alti dirigenti provenienti dall’Europa Occidentale, dipinge un ritratto del percorso aziendale dei Big Data, descrivendo nel dettaglio come fattori quali la “maturità” dei Big Data e la bassa qualità di questi abbiano un impatto significativo per le imprese.
All’interno della ricerca, vengono citate tre tendenze fondamentali che enfatizzano lo stato attuale dei Big Data nelle aziende:
• I Big-Data sono un driver decisionale chiave per il 2015: il 61% delle organizzazioni afferma che le decisioni che verranno prese nel corso del prossimo anno si baseranno, probabilmente, più sull’intelligence guidata dai dati, che non su fattori quali sensazioni istintive, opinioni ed esperienza.
• I dati imprecisi si rivelano un costo: eppure, il 70% delle aziende trova ancora dati inaccurati nei propri sistemi e il 46% crede che questo abbia un impatto negativo sui propri affari, in quanto sono necessari ulteriori ricalcoli o l’eliminazione di quei dati considerati inutilizzabili.
• Sicurezza dei dati e privacy: il 37% degli intervistati giudica la sicurezza dei dati e la privacy come alcune delle sfide più grandi che si trovano ad affrontare, quando si tratta di mettere a punto una strategia basata sui Big Data.
“Nonostante le sfide, la maggioranza delle aziende si sta muovendo verso le tecnologie basate sui Big Data, grazie alla loro versatilità nell’utilizzo, afferma Saunders. “Ma ci sono anche numerosi e diversi problemi che preoccupano seriamente i dirigenti”:
Le sfide che interessano il possibile successo delle future strategie basate sui Big Data cambiano da paese a paese:
• Il 48% delle aziende tedesche deve confrontarsi con problemi legati alla qualità dei dati – più della media europea (34%)
• È probabile che le aziende tedesche incorrano in numerosi problemi legati alla sicurezza dei dati e alla privacy (47% contro una media continentale del 37%)
• Il Belgio è particolarmente colpito da problemi legati alla mancanza di preparazione degli utenti (39%) e di supporto da parte dei dirigenti (36%)
• La preoccupazione principale della Francia è dovuta alla mancanza di accesso ai dati dei clienti o di terzi (39%)
• Il 36% degli intervistati inglesi ritiene che la mancanza di preparazione degli utenti andrà a colpire le loro capacità di implementare una strategia basata sui big data.
• In Olanda, la sfida principale risiede nella mancanza di accesso ai dati interni, dovuta a strozzature tecniche (36%).
I “Datavanzati” spingono in avanti
Lo studio ha messo in luce che solo il 20% degli intervistati possiede competenze elevate in termini di gestione dei Big Data; sono, questi, i cosiddetti “Datavanzati“; il 31% dei partecipanti al sondaggio, invece, mostra di essere evidentemente in ritardo nell’approccio a queste tecnologie (sono i “ritar-data-ri“). La maggioranza degli intervistati (49%) è suddivisa tra questi due gruppi e si definisce come “Data-esploratori“.
I gruppi di maturità dei Big Data
20% Competenze forti nei Big Data (‘datavanzati’)
49% Competenze medie nei Big Data (‘Data-esploratori’)
31% Competenze minime nei Big Data (‘ritar-data-ri’)
La differenza, in termini di qualità dei dati, tra i Datavanzati e i Ritar-data-ri, è molto marcata. Quasi il 38% dei Datavanzati afferma di non aver mai trovato informazioni imprecise o fuorvianti all’interno del proprio set di dati, mentre solo il 19% dei cosiddetti Ritar-data-ri afferma lo stesso. Inoltre, il 33% dei Datavanzati ha la massima fiducia nell’analisi dei Big Data quando si tratta di prendere decisioni esecutive, di contro al solo 17% dei Ritar-data-ri.
Le partnership rimuovono gli ostacoli lungo il percorso
Le aspettative aziendali riguardo ai Big Data rimangono alte, a dispetto della presenza di dati imprecisi. Complessivamente, ci si aspetta che l’adozione di soluzioni basate sui Big Data trasformi le aziende attraverso un coinvolgimento più forte del cliente (55%), all’interno dei team (54%) e il supporto di una maggior produttività dei dipendenti (54%).
“La maggior parte dei dirigenti si aspetta un ROI immediato, ma si rende anche conto che sono molti gli standard organizzativi che devono essere abbattuti per raggiungere questa visione”, afferma Saunders.
Più della metà degli intervistati (55%) dichiara che non dispongono di processi sufficientemente forti da assicurare una vera qualità dei dati. Per raggiungere questo obiettivo, il 33% delle persone coinvolte nello studio ha in programma di assumere nuovi data engineer nei prossimi 12-24 mesi, e il 30% assumerà anche sviluppatori per data governance e data scientist.
Creare legami con esperti esterni è una delle strategie grazie alle quali i dirigenti sperano di ottenere dei progressi. Lo studio mostra che il 30% degli intervistati progetta di creare partnership con provider esterni per accelerare i progetti basati sui big data nei prossimi 12 mesi. Il 59% degli intervistati sarebbe propenso a stipulare un contratto con due fornitori, il primo dei quali apporterebbe la sua profonda conoscenza del settore, mentre il secondo dovrebbe essere un’azienda specializzata in analisi.
“Per poter trarre il massimo vantaggio dai Big Data e dagli Analytics, le aziende hanno bisogno di investire in maniera oculata nel loro ecosistema di big data, composto da persone, culture, sistemi e processi, così come devono creare partnership coerenti“, afferma Saunders.
“Abbiamo visto in prima persona come le aziende applicano e utilizzano soluzioni che includono al loro interno lo studio sull’analisi dei dati effettuata da Xerox, il cui impegno nel campo della ricerca e dell’innovazione le consente di offrire soluzioni all’avanguardia in grado di anticipare e soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei propri clienti. Grazie a questa indagine, le aziende possono fornire informazioni in tempo reale e di maggior valore, comprendere le complesse relazioni esistenti tra i dati e prevedere i risultati futuri propri basandosi sui dati del passato; tutto questo in numerosi settori industriali, dalla sanità all’assistenza clienti, fino ai trasporti”.
Ad esempio, Xerox , che da oltre 40 anni collabora con aziende nel settore del trasporto in più di 35 paesi, sta lavorando per utilizzare i big data nella creazione, per istituzioni come la Città di Los Angeles, di soluzioni per i trasporti che sappiano gestire in maniera efficace i parcheggi nel centro della città usando i big data raccolti da sensori posizionati sulla strada. La stessa tecnologia è in corso di utilizzo da parte del dipartimento dei trasporti di Washington DC.
La tecnologia di Xerox è in grado di leggere i numeri di targa ai caselli, modificare su richiesta le tariffe dei parchimetri e rilevare il numero dei passeggeri nelle automobili che occupano le corsie per veicoli multipli.