Avvelenamenti, spinte giù dalle finestre: la grande madre Russia sembra perdere il pelo ma non il vizio. Dopo il caso di alcuni medici che durante la pandemia sono misteriosamente volati dai balconi dei loro ospedali, ora balza agli onori delle cronache internazionali l’episodio di avvelenamento di Aleksej Navalnij con il Novichok. La Russia di Putin continua ad avere evidenti problemi con il dissenso, ma potrà sottrarsi a un serio confronto con il resto del mondo?
Cos’è il Novichok
Il “novizio”, questo il nome tradotto del Novichok, è una famiglia di agenti chimici nervini. La loro produzione inizia in Russia, in ambito militare, negli anni Settanta e prosegue fino agli inizi dei Novanta nell’ambito del progetto Foliant sulla creazione di nuovi pesticidi. La loro struttura binaria li rende facilmente trasportabili e sicuri. Cosa vuol dire struttura binaria? Significa che il veleno è composto da due parti separate che prese singolarmente sono innocue ma una volta assemblate rivelano una carica velenosa potentissima. Non a caso sono identificati come agenti nervini tossici “di quarta generazione”: più potenti del VX considerata arma chimica di distruzione di massa e per questo motivo messo al bando dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993. Una volta nell’organismo umano, agisce sulla sinapsi interferendo con le funzioni respiratorie e quindi cardiache.
Navalnij e l’avvelenamento con il Novichok
Quando Navalnij è stato ricoverato all’ospedale di Omsk (era a bordo dell’aereo che da Tomsk, in Siberia, lo stava portando a Mosca), i medici del pronto soccorso gli hanno somministrato l’atropina che è il trattamento utilizzato contro gli avvelenamenti da gas nervini. Era quindi palese, anche se non ufficializzato, che ci si trovasse di fronte a un caso di avvelenamento. Arrivato a Berlino dopo le insistenze della famiglia, memore delle precedenti aggressioni ai danni di Aleksej, ogni dubbio è stato fugato. Nel corpo di Navalnij sono state ritrovate tracce di Novichok. Lo stesso rinvenuto nel corpo dell’ex spia russa Sergej Skripal e di sua figlia Yulia avvelenati a Salisbury, Inghilterra, nel 2018.
“L’uso di un’arma del genere è orribile. Qualsiasi uso di armi chimiche mostra una totale mancanza di rispetto per le vite umane, ed è una violazione inaccettabile delle norme e delle regole internazionali“
Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, sull’avvelenamento di Navalnij
La battaglia diplomatica
A questo punto, la Germania, insieme all’Unione Europea e alla NATO, ha chiesto alla Russia di riferire sul suo programma sulle armi chimiche. Richiesta alla quale il Cremlino ha prontamente risposto affermando di non avere nessuna produzione in corso. E mentre continua la guerra diplomatica, sul blog della Fondazione Navalskij, è apparsa l’ultima inchiesta del dissidente russo, impegnato da anni nella lotta contro la corruzione, che rivela i traffici degli amministratori locali di Tomsk appartenenti a Russia Unita, il partito di governo. I tentativi di Putin di lavare i panni sporchi in casa naufragano sempre di più.
Immagine di copertina Foto di Ramon Perucho da Pixabay