In Italia, per trovare occupazione la laurea serve sempre meno rispetto al passato. E’ quanto emerge da un rapporto del Censis sulla crescente sfiducia dei giovani italiani nei confronti del sistema educativo: studiare per anni non garantirebbe opportunità di riuscita sociale ed occupazionale.
MOBILITÀ Per le generazioni nate negli anni ’50 la crescita economica aveva contribuito a creare fenomeni significativi di mobilità ascendente, gli stessi che oggi sono così deboli per quelle generazioni che, paradossalmente, sono le più istruite di sempre. Solo il 16,4% dei nati tra il 1980 e il 1984, ad esempio, vanta una mobilità “positiva” rispetto alla famiglia di provenienza, a dispetto del 21,3% della generazione 1955-59. Nel complesso, del resto, l’aggravamento dello scenario si manifesta per le generazioni nate dopo il 1970. L’attuale mercato del lavoro è sbilanciato verso l’offerta di posizioni medio-basse, aspetto al quale si aggiunge una mobilità sociale molto debole.
LAUREATI E pensare che la percentuale dei laureati in Italia è al di sotto della media europea. Dei 30-34enni italiani solo il 20,3% è laureato, mentre in Europa la media è del 34,6%. Non solo, perché il numero delle immatricolazioni è in calo: nell’anno accademico 2011-2012 si sono iscritti all’università circa 9.400 studenti in meno (-3,3%) rispetto all’anno precedente. Chi comincia questo percorso di studi, poi, non è detto che ci resti. Nel 2011-2012, il 15,4% degli immatricolati ad un corso di laurea triennale lo ha abbandonato, il 10% per quanto riguarda le lauree a ciclo unico. Quindi ecco tre dati di fatto. Il primo, un percorso per molti frastagliato: il 43,6% del totale si laurea in un corso diverso da quello di immatricolazione. Il secondo, i tempi: per una triennale, solo 1 studente su 4 termina il percorso di studi rispettando i tre anni canonici. Il terzo, la riuscita: in Italia (dati Anvur), la quota di immatricolati che consegue il titolo triennale è pari al 55%: la media dei Paesi Ocse è del 69%.
LAVORO Spesso molti giovani ricoprono posizioni inferiori rispetto a quelle che avevano immaginato in relazione al proprio grado di istruzione. Ciò emerge con chiarezza da un rapporto tra domanda ed offerta che fa riferimento al periodo compreso tra il 2008 e il 2013. Mentre l’offerta ha registrato un aumento del 13,8% di titoli di studio alti, la domanda di lavoro si è concentrata, al contrario, sui livelli bassi: la richiesta di alte qualifiche è scesa del 9,9%. In realtà, in termini occupazionali i laureati sono in crescita (+12,3% tra il 2008 e il 2013), ma questo perché è avvenuto un ridimensionamento delle aspettative personali che, nel migliore dei casi, si attesta su professioni di medio livello.