Già nelle scorse settimane si sono visti e commentati i dati nazionali, forniti dal Ministero del Lavoro, relativi agli esiti delle attività ispettive nelle aziende, nel corso del 1° semestre 2015 appena passato.
Già si sono evidenziate le tendenze nazionali, negative sui vari fronti, delle crescenti irregolarità riscontrate nelle imprese ispezionate, con l’aumento degli illeciti, del lavoro nero, delle violazioni penali e degli appalti/subappalti non in regola, fino ai drammi del caporalato di questi giorni.
Ci soffermiamo perciò nello specifico dei nostri dati, nel contesto emiliano-romagnolo e modenese, riscontrando una preoccupante “coerenza” con le tendenze negative nazionali. Ma guai soffermarsi solo su numeri e percentuali.
Il Sindacato, primo soggetto che si fa carico dei danni crescenti ai lavoratori e dei rischi per il crescere collaterale delle illegalità che inquinano il nostro tessuto economico e produttivo, insisterà per accrescere l’attività ispettiva e di controllo ma, sopratutto, le iniziative di prevenzione più ampie e sostanziali, col coinvolgimento delle Istituzioni territoriali ed ancor più delle Associazioni imprenditoriali e professionali.
Dei 5.795 accessi ispettivi effettuati in regione nello scorso semestre, Modena è la 3° provincia “visitata“, dopo Bologna e Ferrara, con 620 accessi che segnalano, purtroppo, un ulteriore calo tendenziale rispetto allo scorso anno che portò nel modenese 1.325 ispezioni.
Si conferma, anche nei nostri territori, la tendenza nefasta e persistente,innestata dagli ultimi governi col blocco del turn-over, taglio delle risorse e calo del personale addetto ai servizi di controllo.
Ciò rappresenta una colossale contraddizione della politica, in tema di legalità e lavoro pulito, e non bastano i pur necessari appelli al miglior coordinamento fra i diversi Enti coinvolti nelle funzioni ispettive: Inps, Inail, Direzione Provinciale del Lavoro, Guardia di Finanza, ecc…
Al picco nazionale del 58,9% delle imprese irregolari rilevate, segue a ruota il 57,3% di irregolarità in Emilia Romagna – lo scorso anno eravamo al 53% – con le punte del 68,4% di Reggio, il 60,2% a Bologna ed a seguire Ferrara, Modena….
Un territorio regionale che vede la crescita del lavoro nero, con 1.543 casi, e di ben 221 casi riguardanti l’accertamento di “fenomeni interpositori ed appalti illeciti”, con Modena al 2° posto!
I nostri settori produttivi più esposti a tali distorsioni, si confermano essere : trasporto e servizi alle imprese; edilizia e costruzioni; commercio; alloggio e ristorazione. Un quadro ben poco incoraggiante, per di più aggravato dal crescente incremento delle “irregolarità di natura penale”, in gran parte derivanti dallo sfruttamento di lavoratori extracomunitari clandestini: ben 375 in regione e nel solo primo semestre. Con Bologna al 1° posto ed a poca distanza le province di Modena e Parma, guardando i numeri assoluti.
In sintesi: pur calando le risorse dedicate ai controlli ispettivi, crescono sensibilmente le rilevazioni negative degli illeciti, anche in queste nostre province. Certamente, grazie alla migliore efficacia delle attività “mirate” di intelligence dei controllori, ma sopratutto e purtroppo a causa della crescente espansione dei fenomeni di irregolarità che inquinano i nostri cantieri ed imprese: lavoro nero, grigio, false partite Iva, contratti fasulli, subappalti da strozzo, agenzie di intermediari col nome di “operator” o finte coop.
Ma serve – e con urgenza – una più estesa, esplicita e pubblica discesa in campo di tutte le Associazioni economiche, delle imprese e delle professioni, per alzare gli argini di prevenzione ed educazione contro il lavoro irregolare che sconfina in un’economia a rischio col malaffare.