Il recruiter è una figura professionale deputata alla selezione e valutazione del personale in concordanza con le richieste delle aziende che offrono lavoro. La fase più importante del processo selettivo è il colloquio che tende in linea di massima a seguire degli standard. Oggi però qualcosa sta cambiando e sempre più recruiters ricorrono alla stress interview, usata attualmente in molte aziende, soprattutto in ambito commerciale.
L’Università Ca’ Foscari di Venezia ci aiuta a capirne qualcosa in più. Presso questo Ateneo esiste infatti un Placement, un sistema integrato di servizi offerti a laureandi, neolaureati ed imprese, servizi come analisi di attitudini, competenze ed obiettivi personali, supporto nella ricerca di un’occupazione, strategie di integrazione tra università e mondo del lavoro. In un’indagine-test condotta dal Ca’ Foscari, è stato valutato un campione di aziende di livello internazionale ed è emerso che il modello della stress interview è usato da 2 su 10. Il recruiter svolge il colloquio in modalità volutamente stressanti al fine di testare la capacità del candidato di tener testa a situazioni ostili ed imprevisti. Come? Con domande a raffica dal tono intrusivo e spesso anche scortese che creano disagio, ma che fanno emergere temperamento e capacità di problem solving. O almeno a questo dovrebbero servire.
Questi i dati emersi dall’analisi dei tre momenti topici della candidatura: lettera di presentazione, curriculum vitae, colloquio di lavoro.
- Lettera di presentazione
Quali sono le note maggiormente apprezzate?
– sinteticità
– conoscenza dell’azienda presso la quale si presenta la candidatura
– corrispondenza tra le competenze personali e quelle richieste dall’azienda/datore di lavoro.
N.B. Il 50% delle aziende ha dichiarato di leggerla sempre.
- Curriculum vitae
Cosa non deve mancare?
– autorizzazione al trattamento dei dati personali
– certificazioni linguistiche
– descrizione del percorso di studi.
- Colloquio di lavoro
Quali sono le caratteristiche del candidato ideale?
– interesse nei confronti dell’azienda e conoscenza delle peculiarità di questa
– capacità di mettere in evidenza le proprie qualità e competenze
– aperta manifestazione della volontà d’apprendere e di mettersi in gioco
– flessibilità
– problem solving
– empatia
– comunicatività
Quali sono le domande più frequenti?
– perché si è candidato per la nostra azienda?
– quali sono i suoi punti di forza e di debolezza?
– mi parla del suo percorso di studi?
Quali sono gli errori che penalizzano il colloquio?
– non conoscere l’azienda
– rispondere a monosillabi
– abbigliamento trasandato
Un atteggiamento posato ma nel contempo propositivo faranno infine da giusta cornice nel tentativo di garantirsi una buona opportunità di riuscita.