L’ astensionismo a queste elezioni amministrative 2021 la fa da padrone ed alla fine potremmo dire che è il vero vincitore. Quasi un italiano su due non è andato a votare e picchi in alcune regioni addirittura portano la percentuale molto in alto.
La domande, in realtà le domande, da porsi per capire cosa sta alla base di questa débâcle epocale non per la sinistra e nemmeno per la destra o per i moderati ma per il Paese intero sono davvero tante e vengono tutte da lontano.
I dati che vediamo raffigurati nella tabella del ministero degli interni qui sotto riportata non lasciano davvero adito a fraintendimenti di sorta perché i dati sono di una chiarezza limpida e cristallina e se si ha modo di andare a fare un confronti con i dati relativi alle consultazioni precedenti si vede come il dato astensione sia in costante crescita negli anni.
Il dibattito sull’astensionismo
Astensionismo? Il voto amministrativo, in realtà, dovrebbe essere quello maggiormente slegato dalle logiche politiche e legato, invece, a quelle più strettamente territoriali che dovrebbero aiutare la partecipazione: maggiore e più diretta conoscenza dei candidati consiglieri e sindaco, metro di giudizio più pragmatico riferito alle cose da fare ‘sotto casa’ invece che politico di schieramento. Eppure non è così.
Se il centrosinistra, che esce vincitore finora in tre grandi città come Milano, Bologna e Napoli, non si sogna nemmeno di iniziare una riflessione sul dato della disaffezione al voto perché si sente iper vincitore di queste elezioni; in barba a quanto dice la Meloni per la quale la partita vera è Roma e basta come se quelle città fossero piccoli borghi insignificanti.
Il centrodestra ha posto fin da subito come giustificazione principe alla sconfitta il fatto di essere arrivato tardi e male a definire i candidati sindaci e le liste lasciando così un vantaggio all’altra parte che ha vinto facile e differenziando ancora di più le posizioni della Lega rispetto a quelle di Forza Italia e Fratelli d’Italia, oltre a far trasparire la convinzione che le decisioni andavano prese nei territori e non centralizzate.
I perché dell’astensionismo
I perché di questo dato che ci restituisce, quantificata in cifre, quella che ogni giorno chiamiamo disaffezione dalla politica vengono molto da lontano e non è certo un mistero che la politica non riesca più ad attecchire nell’animo della gente che vede i politici di professione molto lontani da se e quelli prestati alla politica solo prezzolati a tempo determinato.
Una distanza che viene dall’idea del privilegio della classe politica nella sua posizione che è stato instillato, ironia della sorte, proprio da certa parte politica che si è vestita di antipolitica salvo poi finire allineata e coperta al resto della politica italiana odierna.
Astensionismo o disaffezione?
Una disaffezione su cui molti hanno giocato pensando così di accreditarsi come nuovo che avanza nei confronti di un elettorato che, invece, ha cominciato a vedere solo il lato negativo dell’impegno politico. Un sentimento che ci restituisce, però, anche una classe politica nuova – permetteteci l’opinione – peggiore di quella precedente e senza né carisma né sostanza.
Tangentopoli, crisi della prima Repubblica, in realtà l’unica visto che non è mai stato sancito che ne sia nata una seconda o terza o quarta che sia, sostituzione del potere giudiziario a quello politico hanno innescato una spirale negativa in cui la politica nostrana ha dimostrato di andare sempre più giù fra scandali veri e presunti, inchieste solide e castelli giudiziari accusatori che troppo spesso hanno fatto di tutta l’erba un fascio.
Per uscire dall’astensionismo
Social e vita reale surrogata da quella virtuale con nascita e crescita della Bestia hanno fatto il resto insieme ad una burocrazia sempre più arrogante e pervasiva che rende quasi impossibile lo svolgimento di molte attività produttive.
Il capitolo dell’odio è quello che chiude questa vicenda e che mette insieme anche tutti i pezzi della stessa, perché fin tanto che il collante dell’unione delle persone sarà l’odio verso gli altri la politica non sarà mai in grado di gettare le basi per una crescita sociale equilibrata e vera di questo Paese.