Boccioni aderì prima al Manifesto letterario futurista di F.T. Marinetti. nel 1909, e l’anno successivo a quello della pittura.
Il Futurismo italiano fu il primo movimento di AVANGUARDIA.
Non proviamo, ora, neppure a discernere i propositi, tra loro controversi, artistici e concettuali che esistevano tra tutti gli altri artisti del movimento: Giacomo Balla, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, O.Rosai, G.Morandi, Severini, Sant’Elia (manifesto dell’architettura futurista, 1914) Depero e tanti altri.
La creatività congetturale di Boccioni, nelle sue opere, però (vero teorico dell’arte futurista) resta esemplare.
Per la più nota delle sue opere, “ Forme uniche nella continuità dello spazio”, conosciuto soprattutto come L’UOMO VELOCE, – Laura Larcan, l’avrebbe definito “un uomo che corre nella realtà moderna”.
Rappresenta, Ab antiquo, (Giulio Carlo Argan) una vera e propria statua, il corpo di un uomo, che, nudo, corre verso il futuro, verso il progresso, contro la forza della velocità del tempo presente ch’egli stesso, determinatamente, origina intorno a se.
L’uomo che corre, viene investito dalla spinta delle correnti della corsa; Due elementi emergono: la pressione contro e il movimento del corpo nell’aria. Tutto genera una spaventosa ma armonica ma orribile deformazione.
Il movimento crea una creatura aerodinamica, quindi trasfigurata dove il nodo delle gambe con la vita in torsione partorisce un garbuglio di ossa e muscoli e, poi, dai nascono polpacci come lame, come alette e l’ellisse del resto del busto sembra assecondare un repentino movimento del torso e delle braccia ridotte monche dall’esaurimento motorio. Ma Boccione non vuole rappresentare il movimento, l’azione che accade ma un MONUMENTO alla VELOCITÀ nella sua indubitabile e canonica immobilità.
Esperienze simili sul dinamismo erano stati fatti da altri artisti precedenti e contemporanei come, ad esempio, il Bernini o anche Duchamp ma rappresentavano l’istante del divenire, mai assuefatto mentre Boccioni rappresenta il moto come lo statico movimento del cosmo che agisce ma mai appare e spinge la vita avanti, l’esistenza delle cose. Il mondo in fondo si muove per essa e non sorge da un procedimento logico ma dalla forza emotiva dell’uomo, immediata e impulsiva. Questo esprime
L’Arte ha, dunque, sempre concorso alla formazione della società. La sua Storia è molto più di una svolgimento analitico, logico ma tende a definire e stabilire le tensione, i traumi, i sentimenti della vita degli artisti ma anche ad avere una visione storica. Significa, ovvero, riportare, quel tale prodotto artistico, al tempo che lo ha generato. Questo non produce solo stili e correnti ma è genesi di espressioni artistiche come precipitato dei fattori economi, politici, economici, religiosi, sociali della propria contemporaneità.
E’ dunque l’arte, la forma della società.
Il Futurismo ebbe subito una connotazione ideologica a confermare lo stretto legame con le dinamiche socio-politiche. Fu una vera forza provocatrice dirompente. Fu Futurista D’Annunzio che volò su Trieste. Una vera rivoluzione culturale e ideologica che come ogni rivoluzione chiedeva il RINNOVAMENTO dal PASSATO rivolto con un estremismo iniziale, a volte verbalmente violento. Infatti, il F. voleva l’annullamento, l’abbruciamento di ogni cosa dell’antico.
Ogni estremismo chiede, con autorità, di modificare la realtà e , diciamocelo, un aumento della produzione. Il lavoro, il lavoro per tutti per una prosperità collettiva che, oggi, (e nel secolo scorso) solo “industriale”, una chiara spinta verso la borghesia merciaia e imprenditoriale.
La Borghesia ci ha campato sulle “rivoluzioni”.
Parlava del “Genio Italiano” e parlava di essere accanto al popolo ma era lontano dagli operai, voleva l’Europa ma solo i paesi che erano della stessa idea e identificava negli intellettuali quasi come l’aristocrazia del futuro.
Fu bella ma fini presto!