Tutti abbiamo pronunciato almeno una volta queste parole dinanzi a monumenti improbabili o quantomeno incomprensibili. Tutti abbiamo storto il naso dinanzi a commenti enfatici di critici d’arte su opere che a chi è dotato di un minimo senso estetico appaiono un affronto al buon gusto.
Alla Versilia va una specie di primato di ‘mattanza del gusto’. A Forte dei Marmi, un terribile elefante con le zampe d’insetto campeggia nella Piazza del Fortino, anche se prima era la zona davanti alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze ad ospitarlo. Sarà pure opera del geniale Dalì – rappresenta uno dei quattro elefanti della Tentazione di Sant’Antonio – ma pur scavando nell’amore dell’artista per il lusso e per tutto ciò che è bizzarro, eccessivo, teatrale, proprio non riusciamo a farcelo piacere.
Se ci spostiamo invece a Pietrasanta, sono le due opere di Bernard Bezzina, stavolta un illustre sconosciuto, a farci rabbrividire: il piede autoritratto e il pugno autoritratto. Ma anche gli “esercizi di tecnica giapponese” di Stefano Bombardieri non sono da meno. E così un vero gioiellino urbano come Pietrasanta diventa in un attimo patria del kitsch.
Insomma, sarà pur romanticamente vero che “la bellezza è negli occhi di guarda”, che il bello è soggettivo, ecc… eppure è innegabile che spesso alcuni dei luoghi più belli del nostro Paese vengono riempiti con statue, sculture, busti e mausolei che sembrano inneggiare alla bruttezza, celata dietro l’originalità a tutti i costi o l’altisonante messaggio sociale. Menefreghismo, scarso senso artistico o pura e semplice sciatteria culturale?