Quando il 14 agosto 2018 il ponte Morandi venne giù, era evidente che la sua struttura fosse logora a che non fosse stata eseguita la dovuta manutenzione. A distanza di due anni, l’indagine su quell’episodio non solo ha confermato le prime impressioni ma anche aperto ulteriori scenari raccapriccianti. Tra i primi provvedimenti emessi c’è l’arresto di alcuni manager ai vertici di Autostrade per l’Italia (ASPI). Parliamo di tre figure chiave: Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato, Michele Donferri Mitelli, ex responsabile manutenzioni e Paolo Berti, direttore centrale operativo. Le accuse a loro carico sono di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture.
Autostrade per l’Italia e l’arresto dei vertici e dei manager
L’inchiesta sul viadotto Polcevera, infatti, ha portato alla creazione di altri tre filoni d’indagine che si sono sviluppati in altrettante inchieste. Una di queste ha riguardato i pannelli fonoassorbenti. Quei pannelli verdi, cioè, che vediamo nei tratti di autostrada vicino alle abitazioni e che servono ad attutire i rumori del traffico. Secondo gli inquirenti, parecchi pannelli sarebbero difettosi e a rischio caduta nelle giornate particolarmente ventose e i dirigenti arrestati ne erano a conoscenza. Sapevano dei difetti di progettazione di questi pannelli e sapevano dei materiali, non idonei allo scopo, usati per il loro ancoraggio. La manutenzione delle barriere fonoassorbenti, poi, era puntualmente elusa per ragioni puramente economiche.
Chi è Giovanni Castelluccio
Dietro queste condotte fraudolente ci sarebbe stato una sorta di burattinaio che manovrava i fili delle forniture e dei controlli: l’ex amministratore delegato Giovanni Castelluccio. “Una personalità spregiudicata e incurante del rispetto delle regole, ispirata ad una logica strettamente commerciale e personalistica, anche a scapito della sicurezza collettiva” come l’ha descritta il GIP di Genova Paola Faggioni. Chiamato in ASPI nel 2001 direttamente dalla famiglia Benetton, resta alla guida di ASPI e poi di Atlantia fino al 2019 quando decide di dimettersi ottenendo una buonuscita di 13 milioni. Durante questo periodo entra nel registro degli indagati due volte; la prima nel 2013 per il bus caduto dal viadotto Acqualonga, nei pressi di Avellino, ma fu assolto in primo grado; la seconda per il crollo del ponte Morandi che lo ha portato agli arresti domiciliari. Sempre secondo gli inquirenti, dopo il crollo del viadotto Polcevera, Castellucci avrebbe sottratto documentazione importante per nascondere prove a suo carico. Secondo il gip, infatti, “sussiste il pericolo attuale e concreto di inquinamento probatorio e di reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede”.
Lo sdegno e la soddisfazione
Per i parenti delle vittime della tragedia di due anni fa questo è senza dubbio un momento importante. Si iniziano a intravedere barlumi di giustizia. Sta accadendo in realtà qualcosa di più. Le indagini stanno portando alla luce una classe dirigente senza scrupoli, un modo di fare impresa che guarda al profitto a scapito della salute di un’intera popolazione. E a proposito di profitto ora ASPI pretende la restituzione dell’acconto sulla lussuosa buonuscita riconosciuta al manager.