Un Oceano che divide
L’albero di nespole di Giulietta Fabbo edito da PAV edizioni, è la storia di una famiglia che vive in un piccolo paesino del sud Italia e che viene travolta da una serie di eventi che cambierà il corso delle loro vite.
Il protagonista del romanzo, Nino, ha una storia complicata che si incastona nelle vicende del dopoguerra, un periodo ricco di stravolgimenti, separazioni e nuove prospettive. In questo turbinio di novità si muove Nino con la sua vita e le sue lotte per trovare la propria strada in un mondo in continuo cambiamento che impone scelte difficili e a volte dolorose.
La speranza e l’amore però, riescono ad eludere il fato e a sopravvivere nonostante le miserie umane. L’albero di nespole di Giulietta Fabbo è un libro che ripercorre, a cavallo della II guerra mondiale, gli avvenimenti che sconvolsero l’Italia, che determinarono la ripresa del bel Paese e nel quale gli eventi bellici e il boom economico prendono forma concreta nelle vite dei protagonisti.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giulietta Fabbo a cui abbiamo chiesto qualche informazione sulla sua vita, le sue passioni e su alcuni aspetti del suo romanzo
L’albero di nespole di Giulietta Fabbo
E’ la prima volta che la presentiamo al nostro pubblico di lettori. Ci può raccontare brevemente qualcosa sulla sua vita e le sue passioni?
Sono una professoressa di Lettere nel liceo della mia città: un lavoro che amo perché amo poter comunicare ai giovani, riflettere insieme a loro attraverso la letteratura sulle tante tematiche della vita e del sociale. Cammino accanto ai miei alunni lungo il pezzo di strada che ci è stato concesso e poi, quando diventano i miei ex alunni, si trasformano in pezzetti del mio cuore che fanno parte integrante di me. Amo molto camminare nella natura, contemplare i paesaggi lungo la strada che si apre. E ho alle spalle un passato da archeologa che mi ha visto alle prese con cantieri di scavo e reperti da scoprire e che custodisco gelosamente nella mia memoria.
Le vicende dei suoi protagonisti si svolgono in un periodo storico ben preciso. Ci racconta quale e perché lo ha scelto?
La vicenda a cui mi sono ispirata è inquadrata storicamente lungo l’intero corso del Novecento: questo è stato un secolo pieno di eventi, di mutamenti, di veloci trasformazioni della vita quotidiana. Il romanzo è perciò diventato “storico” strada facendo, man mano che gli eventi che raccontavo si incastonavano in evoluzioni storiche che inevitabilmente condizionavano e caratterizzavano le scelte dei personaggi ed era affascinante seguire l’evolversi della vita del protagonista e di una comunità di un piccolo paese italiano contemporaneamente all’evoluzione tecnologica e scientifica che si verificava nel mondo intero nel secolo in questione».
L’albero di nespole è ambientato nel sud Italia e lei è meridionale. Le storie che racconta nel romanzo traggono ispirazione anche da episodi e storie familiari?
Sì: c’era una storia in particolare, di cui sentivo tanto parlare fin da quando ero piccola. E’ la storia del fratello di mia madre, emigrato in America intorno alla metà del secolo quando era solo un bambino di nove anni. La loro è stata una storia di fratelli divisi dal mare, dall’Oceano: una amore fraterno vissuto nonostante l’abisso della distanza, un abisso che proprio il progresso tecnologico man mano è riuscito a colmare, avvicinando le distanze attraverso le nuove invenzioni, dagli aerei ai telefoni a intenet e poi agli smartphone. Ciò che era impensabile ad inizio secolo, è divenuto realtà oltre ogni immaginazione alla fine del secolo stesso.
Ne L’albero di nespole, la speranza e l’amore sono il collante che dà forza ai suoi personaggi per contrastare il fato. Possiamo anticipare qualcosa ai lettori? Qual è la sfida che devono superare?
La sfida da superare è la sfida che ognuno di noi in qualche modo si trova ogni giorno ad affrontare: è la sfida di cercare la propria strada, la propria rotta per vivere un’esistenza felice, perché per quanto la vita ci metta davanti ostacoli e difficoltà, ognuno ha il dovere verso se stesso di non scoraggiarsi mai, di valorizzare sempre tutto ciò che di buono c’è da raccogliere da ogni circostanza e cercare il più possibile dentro se stesso le risorse e le risposte che servono per percorrere la propria strada con animo sereno. Perché solo la serenità innesca un circolo virtuoso da cui nascono felicità e pace».
C’è un personaggio del suo libro a cui è particolarmente legata? E perchè?
Il personaggio a cui sono più legata è il protagonista, Nino. La sua storia è una storia non ordinaria: è una storia complicata, soprattutto nei risvolti dei sentimenti e delle emozioni, che ho cercato di far emergere attraverso un importante lavoro di immedesimazione che restituisse l’umanità e la difficoltà emotiva di tanti passaggi critici della sua vita che non meritavano di essere dimenticati dalla memoria collettiva. Forse la sua non sarà stata l’unica storia particolare in quella fase così delicata dell’immediato dopo guerra. E chissà quante domande senza risposte avranno agitato i cuori di madri, padri, fratelli e sorelle che si sono ritrovati, nei flussi migratori dilaganti di quel periodo, divisi dal mare in due continenti così lontani e diversi, l’America e l’Europa. Bisognava cercare di dare una risposta a queste domande irrisolte: ho provato a cercarla.