Il saggio dice che” Se due sistemi interagiscono una volta, e si crea un forte legame tra di essi, una volta messi a distanza questi continueranno ad influenzarsi a vicenda. Sono i lacci, dell’ amore, dell’ amicizia vera”.
“Lacci” è la storia e la radiografia di quei fili invisibili che legano le persone le une alle altre, anche quando ci si separa fisicamente «Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie».
Si apre così la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. “Lacci” racconta di un matrimonio che si spezza, le ferita indelebili, le attese, le sconfitte, i ripensamenti di un amore e le sue conseguenze.
Sposatisi giovanissimi, per desiderio d’indipendenza, i due si ritrovano dopo anni con la sensazione di non essersi realizzati. Lui si è innamorato di un’altra e vive a Roma, lei a Napoli con i figli. Cosa siamo disposti a sacrificare per essere liberi? Cosa perdiamo se torniamo sui nostri passi?
Domenico Starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto magistrale di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.
Perché niente è piú radicale dell’abbandono, ma niente è piú tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. Magistrale interpretazione di Silvio Orlando con la sagace regia di Armando Pugliese.