Il Zhuang Zi è un testo cinese databile in parte, intorno al III secolo a.C, è attribuito al maestro Zhuang, di cui il testo porta il nome. È un libro che affronta diverse tematiche, molte delle quali saranno cardini della religione taoista; risulta molto piacevole, oltre che per la riconosciuta capacità narrativa dell’autore, anche perché tratta di svariati argomenti straordinariamente attuali, tra cui assume particolare rilievo quello dell’accettazione dell’altro, con il quale tutti oggigiorno ci confrontiamo più che mai vista l’attuale questione migratoria, che ci porta più spesso a relazionarci con culture e tradizioni differenti.
Quest’incontro e interscambio tra culture e popoli di diversi territori e religioni è facilitato ancora di più dalla tecnologia e dalla rete, infatti, grazie ai social si possono esprimere ancor più facilmente le proprie opinioni e sovente dare sfogo alle proprie rabbie e frustrazioni, che spesso portano all’incapacità di accettare l’altrui opinione e persona.
Il mistico e pensatore cinese, ci offre degli ottimi spunti riguardanti quest’argomento su cui riflettere.
“La grande sapienza tutto abbraccia, la piccola discrimina; le grandi parole sono illuminanti, le piccole parole discutono di futilità”. Queste parole presenti nello Zhuang Zi, ci fanno intendere la considerazione che il saggio cinese avrebbe nei confronti di tutte le diatribe a cui oggi assistiamo nella vita di tutti giorni, tra personaggi pubblici o a cui partecipiamo noi stessi, nella vita quotidiana o magari accedendo a facebook, che spesso sfociano in discriminazioni e intolleranza.
Il maestro Zhuang vive in un periodo in cui in Cina convivono diversi contrasti ideologici
rappresentati dalle varie scuole di pensiero: confucianesimo, moismo, legalismo, ecc. Zhuang Zi tende a non imporre la sua visione su quella degli altri, sostenendo il valore delle diverse e soggettive cognizioni individuali; il maestro ribadisce più volte con vari esempi che ogni individuo è nelle sue opinioni fortemente influenzato dal tipo di vita condotta e dalle esperienze passate: “Quando si danno giudizi pretendendo di superare i propri pregiudizi, questo è come partire oggi per arrivare ieri”. Zhuang Zi tratta più volte della limitata capacità di conoscenza che ha l’individuo e, anche per tale motivo, è contrario a l’uso smodato della dialettica, ritenendo le parole non in grado di definire verità oggettive: “se io discuto con te e tu hai la meglio su di me invece che io su di te, hai forse necessariamente ragione e io necessariamente torto? E se io ho la meglio su di te, ho io necessariamente ragione e tu necessariamente torto?…”.
La soluzione a queste problematiche, per il maestro cinese non è un assoluto relativismo, ma piuttosto un raggiungimento di uno stato individuale di profonda spontaneità e naturalezza, che porti ad una conoscenza intuitiva, grazie alla quale tutti gli opposti sembrano non essere in contrasto tra loro, ma anzi, complementari. Così facendo l’uomo si libererà da tutte le zavorre emozionali prodotte dal proprio vissuto, diventando esente dall’influenza dei pregiudizi nelle sue opinioni.
«Zhuangzi e Huizi stavano passeggiando nei pressi della cascata di Hao quando Zhuangzi disse:
“Osserva come i pesci saltellano sull’acqua e poi si rituffano. Questo è ciò che ai pesci piace
realmente!”
Huizi disse: “Tu non sei un pesce come puoi sapere quello che piace ai pesci?”
Zhuangzi replicò: “Tu non sei me, quindi, come puoi sapere che io non so cosa piace ai pesci?”
Huizi: “Non sono te, e per questo non so di certo cosa tu sai. D’altro canto, tu di certo non sei un pesce quindi, questo prova che tu non sai cosa piace ai pesci!”
Zhuangzi disse: “Torniamo alla domanda originale, per favore. Tu mi hai chiesto come so cosa piace ai pesci quindi, tu già sapevi che lo sapevo quando mi hai posto quella domanda. Io lo sapevo semplicemente stando qui vicino al fiume”.»