Il Circo è estrosità, fantasia, arte, spettacolo. Pensiamoci bene, il “circo” e le opere di Dalì hanno una certa somiglianza: un insieme scollegato che si ricompone in un unico grande quadro o in un unico grande spettacolo.
“La Verità è tutto ciò che abbiamo sognato, che abbiamo vissuto, che abbiamo inventato, tutto quello che fa parte della nostra memoria”. È in questo appunto, scritto chissà quando da sua moglie su un taccuino, che il regista Daniele Finzi Pasca trova il senso del titolo.
In esso abbina l’acrobazia, il teatro, la danza e la musica, con la presenza di 13 artisti riuniti intorno al gigantesco fondale originale dipinto da Salvador Dalí, negli anni ’40 a New York per il balletto Tristan Fou. “Una collezione d’arte europea – spiega Finzi Pasca – ci chiama per proporci di utilizzarlo in uno spettacolo. Un vero Dalí in scena? Enorme e bello, toglie il fiato…”.
Intorno a questo pezzo unico d’arte si sviluppa l’idea dello spettacolo, una storia surreale di “mani con dita lunghissime, ombre che deformano le proporzioni, rosso sangue, bianco, il blu del mantello di Maria, scale sospese nel vuoto, equilibri impossibili, corpi che si dislocano, piume e paillettes come se la storia prendesse vita in un vaudeville decadente con un direttore che cerca idee per risollevare le sorti della baracca”.
È un poema acrobatico e surrealistico composto dalla visione di un gruppo di creatori dei quali la firma unica. Si rimane affascinati dal magnetismo acrobatico e dalla delicata leggerezza degli interpreti. Per assistere a uno spettacolo che sorprende e circonda lo spettatore di un’atmosfera surreale, da sogno.