La mozzarella di Bufala Campana Dop è protagonista assoluta anche in questa edizione di Fiera Agricola, che si terrà presso il polo fieristico A1 Expo – uscita A1 Capua (Ce).
Uno dei principali prodotti di eccellenza della provincia di Caserta, infatti, sarà al centro del convegno dal titolo: “Dove va la Mozzarella di Bufala Campana Dop? Dalla tracciabilità di filiera ai nuovi orizzonti”. Tale appuntamento, in programma per venerdì 22 Aprile alle ore 10:00, inaugurerà il ciclo di incontri aventi come filo conduttore la tutela e la valorizzazione delle produzioni tipiche del territorio.
E il comparto bufalino, visti i numeri, è uno dei motori dell’agroalimentare di Terra di Lavoro e dell’intera Campania.
Un settore che non conosce crisi
Nel 2015, la produzione della Mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta è aumentata del 7%, con conseguente crescita sia del fatturato alla produzione (dai 310 milioni di euro del 2014 ai 330 del 2015) sia di quello al consumo (da 515 milioni di euro a 540). I dati sono stati forniti a Roma l’11 febbraio scorso dal Consorzio di tutela del formaggio Dop, presso la sede dell’Associazione italiana dei consorzi indicazioni geografiche.
Il più importante marchio Dop del Centro Sud d’Italia nel 2015 ha immesso sul mercato oltre 41 milioni di chili di mozzarelle di bufala campana certificate. E la quota di export della mozzarella di bufala campana ha raggiunto nel 2015 il 31,4% della produzione. Con oltre 160 milioni chili di latte trasformato nei 102 caseifici coinvolti, che lo hanno acquistato nei 1371 allevamenti iscritti all’organismo di controllo, la Mozzarella di bufala campana si conferma come il quarto formaggio Dop italiano per volume e terzo per valore della produzione. Il 50% della produzione lattiera e della trasformazione avviene in provincia di Caserta.
I giovani al centro della filiera: l’86% degli occupati è ‘under 50’
A muovere la filiera bufalina sono 15mila addetti, nei caseifici associati oltre 3mila dipendenti, la maggior parte di giovane età: il 34% degli occupati ha meno di 32 anni, l’86% è ‘under 50’. Un presente solido per andare incontro a un futuro che oggi appare sempre più legato alla ricerca, all’incremento dei livelli qualitativi per competere sui mercati globali e allo sviluppo dei mercati più recettivi.