Caro direttore,
un anno dopo l’assassinio di alcuni disegnatori del giornale satirico francese Charlie Hebdo è in edicola un numero speciale del settimanale con la copertina l’immagine di un Dio armato con la scritta “L’assassino è ancora in giro”.
Si tratta di un’altra immagine blasfema che viene difesa dalla disegnatrice di Charlie Hebdo Corinne Rey, in arte “Coco”. Secondo Lei “Charlie Hebdo è un giornale d’attualità. Seguiamo l’attualità. Non disegniamo il Profeta perché ci gira così. E l’abbiamo fatto poche volte: ci sono più nostre vignette su Gesù che su Maometto. Pubblichiamo disegni blasfemi solo se è strettamente necessario ed è giustificato da quello che succede” (ANAIS GINORI: “Continueremo senza censurarci non possiamo darla vinta ai killer”; La Repubblica, 5/1/2016).
Mi chiedo: come è possibile che i disegnatori di Charlie Hebdo non si rendano conto che la blasfemia non dovrebbe essere praticata perché essa offende il sentimento religioso di milioni di credenti? Come è possibile che in Francia, ma anche negli altri Stati europei, la blasfemia non sia punita dalla legge? Come è possibile che non ci si renda conto che tollerando la blasfemia si renda ancora più incendiario il rapporto politico-culturale tra il mondo occidentale e il mondo musulmano?
Franco Pelella
Caro lettore,
di dubbi oggi ne abbiamo tanti, i fatti di cronaca che lasciano basiti e in preda ai più cupi pensieri si affastellano giorno per giorno. Di una cosa siamo certi: non esiste alcuno scontro di civiltà, nonostante si voglia indirizzare l’opinione pubblica in questo senso, esistono profonde motivazione legate alle scelte di politica internazionale e di rapporti fra Stati e Potenze di questo terzo millennio che – come sempre – vengono svolti sulla pelle delle popolazioni ignare. Guai a sovrapporre il diritto e la religione, da qualsiasi parte questo venga fatto è un errore che rischiamo tutti di pagare a carissimo prezzo.