Genere: saggistica
La Storia dell’Italia Unita di Enrico Fagnano è l’ultima pubblicazione dello scrittore, un approfondimento sulla Questione Meridionale, una ricostruzione appassionata su fatti storici che riguardano non solo il Sud, ma l’Italia tutta. Enrico Fagnano, infatti, nel suo saggio affronta principalmente i fatti economici e il contesto sociale che ha portato il meridione a “sacrificarsi” per il settentrione e contribuire alla ripresa del Paese.
“La Storia dell’Italia Unita” di Enrico Fagnano è un testo di circa 200 pagine di storia che racconta l’Italia dopo il 1860. Una minuziosa ricerca che l’autore ha portato avanti nella speranza di riaccendere un faro sulla realtà storica e sulle vere motivazioni che ha portato il Sud ad essere fanalino di coda del Paese. Sacrificando intere famiglie e costringendole ad un esodo quasi di massa verso l’America, il Sud si è completamente impoverito a causa di una serie di iniziative che hanno comportato il trasferimento di importanti risorse verso il Nord.
Enrico Fagnano ha dato alle stampe tre libri, Avvistamenti (tam-tam, 2000), La bomba e il suo contrario (Cento Autori, 2007) e Alternative (Società Dante Alighieri, 2009), e ha curato le antologie Poeti a Napoli (Hyria, 2002), Accenti (Società Dante Alighieri, 2010), La Parola Abitata (edizioni La parola abitata, 2012) e Dintorni (edizioni La parola abitata, 2015). Suoi testi sono stati pubblicati in riviste e sono presenti in diverse antologie. Enrico Fagnano, attivo sia come autore, sia come organizzatore culturale, ha costituito e diretto le riviste letterarie Brilliancity (1979-86), L’Erba (1986-87) e La parola abitata (1988-93). Redattore di Radio Spazio Popolare, ha collaborato con Radio Kiss Kiss, con Radio Città e con i quotidiani Il Mattino, Napoli Oggi e Il Roma. Attualmente dirige la collana editoriale I sedicesimi ed è presidente dell’associazione culturale La parola abitata, con la quale promuove incontri letterari e cura le attività del Laboratorio permanente di poesia.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con l’autore e ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sul suo saggio.
La Storia dell’Italia Unita di Enrico Fagnano
Lei ha scelto di raccontare fatti accaduti realmente nel Meridione dopo il 1860. Come mai ha scelto questo periodo storico? C’è stato un evento, un’informazione che ha catturato la sua attenzione e che l’ha spinta a scrivere su questo argomento?
Attorno alla metà degli anni Ottanta grazie alle iniziative di Napoli 99 si è cominciato nuovamente a parlare di Napoli come città d’arte e di cultura. Più o meno nello stesso periodo si è anche cominciato nuovamente a parlare delle vere ragioni che hanno portato il sud ad essere la parte più arretrata della nazione. Semplificando possiamo dire che c’è stato un revival della Questione Meridionale. Sul punto ho voluto dire la mia opinione, cercando, per quanto possibile, di mantenere un certo equilibrio nell’esposizione dei fatti. Nel 1860 il nord e il sud da un punto di vista economico erano in una situazione di sostanziale equivalenza. Il divario si è creato in seguito e poco per volta, grazie a una serie di iniziative (vendita dei terreni demaniali, vendita dei terreni ecclesiastici, legge sul corso forzoso, leggi protezionistiche, utilizzo delle rimesse degli emigranti, eccetera) che hanno consentito il progressivo trasferimento di risorse verso il Settentrione. A questo proposito lo storico e politico Giustino Fortunato in una lettera inviata il 2 settembre 1899 a Pasquale Villari è assai esplicito e dice: “L’unità d’Italia è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti.”
La Storia dell’Italia Unita è un saggio che affronta diverse tematiche, tra cui quelle economiche e sociali che hanno condotto al brigantaggio e all’esodo verso l’America prima della guerra. Tra tutte le vicende che ha approfondito, qual è stata quella che l’ha colpita maggiormente?
Per descrivere il lungo periodo tra il 1860 e l’inizio del nuovo secolo ho dovuto ripercorrere numerose vicende, alcune delle quali davvero tragiche per il nostro sud, ma tra tutte la più dolorosa mi sembra quella dell’emigrazione. Con la legge protezionistica del 1887 le industrie del nord non ebbero più la concorrenza delle imprese straniere, ma i Meridionali furono gettati nella miseria più assoluta e non rimase loro altra via che andare a cercare altrove un modo per sopravvivere. Fu solo allora che cominciò la vera emigrazione, quella che nell’immaginario collettivo viene vista come un esodo. Dagli ultimi anni dell’Ottocento fino al 1914, quando con lo scoppio della guerra mondiale si interruppero tutti i flussi migratori, furono più di 4 milioni i cittadini del sud che partirono (dei quali quasi 1.000.000 dalla Campania e addirittura più di 1.100.000 dalla Sicilia). Per consentire alle imprese del nord di consolidarsi, venne sacrificato un popolo intero. La parte più progredita del nostro Paese deve molto al Meridione e ai Meridionali.
Qual è il tema che ha affrontato in La Storia dell’Italia Unita e di cui, secondo lei, oggi si parla poco?
Il tema del quale si parla meno, direi quasi per nulla, è proprio quello economico, al quale ho dedicato la maggior parte del mio libro. Gli altri aspetti, quelli più cruenti legati alla rivolta popolare, il cosiddetto brigantaggio, specialmente in questi ultimi tempi sono stati attentamente indagati in numerosi testi, tra i quali si segnalano per completezza Il sangue del Sud dello storico toscano Giordano Bruno Guerri e per intensità Briganti dello storico e giornalista napoletano Gigi Di Fiore. Il trasferimento di ricchezza verso il nord, cominciato subito dopo l’Unità, fu massiccio e riguardò tutti i settori. Sinceramente a me sembra davvero incredibile che un fenomeno del genere sia stato rimosso dalla nostra storia e che, oggi, quasi non ce ne sia più memoria.
C’è un messaggio che vuole lanciare al pubblico dei lettori con il suo libro?
Io sono convinto che la storia dell’Unità vada raccontata senza falsa retorica e che gli avvenimenti successivi al 1860 vadano descritti così come sono realmente accaduti. Solo in questo modo i Meridionali potranno essere finalmente orgogliosi del ruolo che hanno avuto nella costruzione della nuova Italia e solo in questo modo i Settentrionali potranno finalmente essere riconoscenti verso gli Italiani del sud, che hanno sacrificato tutto, compresi se stessi, per fare grande la nostra nazione.
Lei ha scelto di auto pubblicarsi. Come mai ha intrapreso questa strada?
In realtà io ho anche una casa editrice (La parola abitata, specializzata in raccolte di poesie), ma oggi, specialmente per un lavoro come questo, mi sembra che un editore digitale sia la soluzione migliore. Il libro, in questo modo, arriva veramente dappertutto e chi è interessato può acquistarlo senza problemi, addirittura anche all’estero.
Che progetti ha per il futuro? Continuerà a scrivere sulla questione meridionale?
A breve ho intenzione di pubblicare con la stessa modalità digitale altri miei testi, visto che in questo modo circolano molto più che con i canali tradizionali. A questo proposito Le allego la copertina di Contra Catilinam, una raccolta di aforismi e brevi prose, già pronto per la distribuzione. Per quanto riguarda le questioni del nostro sud, continuerò a parlarne, ma da oggi vorrei concentrarmi sulla nostra cultura e sulla nostra storia dell’arte, per mettere in luce gli aspetti straordinari che le caratterizzano.