Si è tenuta mercoledì 27 settembre la presentazione del II volume di Storia della letteratura russa, Dalla rivoluzione d’Ottobre a oggi edito da Carroci e scritto dal prof. Guido Carpi, ordinario all’Istituto Orientale di Napoli. Alla presentazione, organizzata dall’Istituto di Cultura e Lingua Russa e moderata dal Direttore Carlo Fredduzzi, ha presieduto anche lo slavista Mario Caramitti, docente dell’Università di Roma Tor Vergata.
Non è stata una presentazione esclusivamente per gli addetti ai lavori, tutt’altro. La sala dei Congressi di Via Cavour era nutrita di un pubblico quanto mai eterogeneo, e la presentazione si è rivelata un dibattito vivace e istruttivo. Eravamo circondati da studenti universitari, curiosi come noi, appassionati di cultura russa, studenti dell’Istituto, artisti e nostalgici.
Dopo l’introduzione del Direttore Carlo Fredduzzi che ha descritto le peculiarità di entrambi i volumi, la parola è passata ai due giovani docenti universitari. Fin dalle prime battute del prof. Carpi , abbiamo intuito che una ventata di modernità avrebbe spazzato via un po’ della polvere che ha contribuito a formare quella patina giallognola che caratterizza ormai i manuali in uso sulla Storia della letteratura russa. Il prof. Carpi è passato subito al sodo, e in poco più di 30 minuti ha raccontato quasi dieci anni di lavoro che si sono concretizzati prima nel 2010 con la pubblicazione del primo volume (Da Pietro il Grande alla rivoluzione d’Ottobre ) e poi nel 2016 con il secondo (Dalla rivoluzione d’Ottobre a oggi). Come ci ha tenuto a rilevare Il Direttore Carlo Fredduzzi richiamando il Carrocci, entrambi i testi hanno il pregio di aver colmato una lacuna del panorama editoriale italiano.
Perché riscrivere la Storia della Letteratura russa? Perché imbarcarsi in un progetto così ambizioso, muoversi in un campo minato e pieno di insidie? E’ lo stesso professore a raccontarcelo. Ci ha spiegato che era un sogno che si portava dietro fin da quando studiava all’università . Nella seconda metà degli anni 80, durante i suoi studi, aveva la percezione che mancasse un’opera di più ampio respiro che unisse i singoli fenomeni culturali e i singoli autori nel contesto in cui nascevano e si sviluppavano, definendo anche quelli che sarebbero stati gli sviluppi futuri. Capire un autore, ci ha spiegato il professor Carpi, e un autore russo in particolare, significa calarlo nel proprio contesto culturale e sociale, raccontandone le radici storiche più antiche, l’identità culturale dal quale proviene; solo così possiamo comprenderne appieno la specificità e l’anima poetica. In passato, i testi di letteratura russa erano concepiti quasi come una sorta di enciclopedia, fatta di elenchi di nomi e fenomeni artistici, culturali e sociali. Molti manuali , tra cui la grande” bibbia”di Ettore lo Gatto, non possiamo più considerali come un riferimento di studio perché sono sorpassati. Secondo il prof. Carpi, Ettore Lo Gatto, quando scrisse il suo manuale, viveva in un periodo lontano dal nostro, aveva a che fare con un panorama culturale completamente diverso da quello attuale e si era formato con parametri che non sono più quelli con cui si formano oggi gli attuali slavisti.
Inoltre, a tracciare una netta linea di demarcazione con il passato, contribuisce l’affermazione del professore secondo cui la letteratura russa comincia da Lomonosov in poi, ossia dopo Pietro il Grande. La dichiarazione, a detta del prof. Carpi, ha fatto storcere il naso a molti colleghi (e come dare loro torto) e pungolato, però, la nostra curiosità.
Infine, il prof. Carpi, ci ha confidato che ancora più difficile è stato raccontare la letteratura degli anni 30, perché investita da una grande spaccatura che ha determinato tre grandi filoni: quello della letteratura ufficiale, della letteratura sotterranea e della letteratura dell’emigrazione. Tre filoni distinti, poco creativo il primo, isolato il secondo e totalmente fuori contesto il terzo.
Quando è stato il momento del professor Mario Caramitti, il dibattito ha preso una piega diversa e si è incominciato a parlare non solo delle virtù, ma anche dei vizi del manuale. Secondo il Caramitti, infatti, il secondo volume è più interessante del primo e, secondo lui, scritto meglio perché il Carpi ha avuto un approccio critico leggermente diverso, libero da influenze marxiste (di cui forse risente un po’ il primo volume) ma sempre focalizzato a mantenere inalterato l’orientamento stilistico. Inoltre, ciò che ha colpito il prof. Caramitti, e che egli stesso annovera tra i pregi dei manuali, è stato il gusto dell’analisi testuale,che il Carpi è stato in grado per così dire di miniaturizzare, rendendola efficace e comprensibile in uno spazio minimo come quello di un manuale. Inoltre, il professore ci ha tenuto a specificare che i manuali sono fruibili non solo agli studenti, ma a tutti, avvertendo tuttavia che non sono affatto semplici ma molto complessi sia per gli argomenti trattati sia per l’imprinting dato dallo slavista.
Poiché ci hanno incuriosito i riferimenti ad alcuni giudizi negativi ricevuti sul suo lavoro, a fine dibattito abbiamo posto la seguente domanda al prof Carpi:
Che tipo di critiche ha affrontato nel momento in cui si è presentato al pubblico con due volumi volutamente di rottura con la pregressa storia della letteratura russa?
Ciò che ha sicuramente suscitato perplessità tra i colleghi, specialmente quelli molto attivi sul fronte della letteratura russo antica, è stata la scelta di considerare la nascita della letteratura moderna solo a partire dal ‘700, tagliando fuori, secondo loro, un intero patrimonio culturale. Ho specificato invece che quella antico russa è una grandissima cultura ma che funziona con regole diverse da quelle della letteratura moderna, è una letteratura che definisco di “rito” e che va studiata con metodi diversi e nella sua specificità. Lo slavo ecclesiastico era la lingua predominante di un’epoca, ma era una lingua tecnica utilizzata esclusivamente per veicolare messaggi di tipo religioso senza un sistema retorico definito. Studiosi del calibro di Nicoletta Marcialis che è “lo studio” della letteratura russa antica in Italia, non poteva certo approvare il mio punto di vista , tuttavia ricordo con piacere a Roma un dibattito che avemmo davanti agli studenti sull’argomento e che fu davvero interessantissimo. E’ evidente che non si può essere d’accordo su tutto ma questi dibattiti non fanno che arricchire la nostra disciplina.
Un altro caso che ricordo fu con i colleghi di Milano, sempre sul primo volume di letteratura. Questi colleghi erano molto attivi sul fronte dello studio del ‘700 innanzitutto nella sua dimensione europea, del suo scambio con l’Europa specialmente in relazione al mutuo degli stili. Ricordo che ci fu parecchia maretta per il fatto che ne avevo tenuto conto marginalmente, dando priorità al contesto russo e trasmettendo, secondo loro, una lettura della letteratura russa volutamente separata da quella occidentale. Niente di più falso naturalmente…
Come era facile aspettarsi, anche per il secondo volume ci sono state delle critiche, anzi, diciamo che per questo volume, qualsiasi cosa si dica, viene subito politicizzata. Io non ho fatto mai mistero di considerare l’esperienza sovietica nel suo complesso tutt’altro che qualcosa da demonizzare in toto; ho, al contrario, una grande considerazione di alcune fasi, momenti ed esperienze di quella storia. Ho cercato di valorizzarlo,ma ho inserito nel manuale anche schede che si riferiscono al gulàg, al grande terrore del ’37, al rapporto, in alcuni casi terribile, di molti scrittori col sistema politico in cui si trovavano a vivere, è ovvio. Però, quando ritenevo che si stesse affrontando un momento positivo di quel tragico e grande momento storico, non l’ho nascosto. Questa cosa ovviamente ha fatto storcere un po’ in naso, del resto è normale che lo sia…
Altra critica che ho ricevuto, ad esempio, da alcuni miei colleghi a cui sono legato da un amicizia fraterna. Questi hanno un’ impostazione molto religiosa, cioè sono molto attenti alla dimensione spirituale, confessionale di quella cultura, e mi hanno fatto notare che definire la politica nei confronti della chiesa ortodossa negli anni ‘20 una vigorosa campagna anticlericale senza poi specificare come sono andati a finire molti intellettuali e religiosi, ho dovuto ammettere che avrei dovuto, nei confronti di un establishment clericale che non mi è particolarmente simpatico, distinguere questo dalla vita e dalle sofferenze di tanti intellettuali e religiosi in quegli anni difficili. Si, forse avrei dovuto…
Come ho già detto, non si può essere d’accordo su tutto ma questi dibattiti sono utili. Io peraltro, le opere di tutti questi colleghi le ho segnalate nei miei volumi, alla fine, come letture consigliate per chi volesse approfondire le singole epoche storiche che ho trattato.
Ce ne andiamo soddisfatti per la bella “chiacchierata” con il proposito di iniziare a leggere quanto prima i manuali e ascoltare, come ci ha ricordato a fine dibattito il professor Carpi, il suo canale YOU TUBE, attraverso il quale è possibile seguire gratuitamente molte lezioni di letteratura russa utili per approfondire quanto descritto nei suoi volumi.