Ritorna in libreria dopo vent’anni dalla prima uscita “La signorina e l’amore” di Giovanna Mozzillo
Napoli negli anni ‘30
“La signorina e l’amore” di Giovanna Mozzillo edito da Marlin editore torna in libreria dopo venti anni grazie all’iniziativa della casa editrice.
Il libro, con introduzione del giornalista e storico Mario Avagliano, è ambientato a Napoli e racconta la storia di un amore proibito e assoluto in epoca fascista fino al trauma della guerra. La protagonista, Rossella, trova il coraggio di sfidare le convenzioni dell’epoca, trasformandosi da ragazza ingenua a donna forte e consapevole della propria identità, lottando in un mondo ancora sessista.
Sullo sfondo delle vicende che animano la storia, brilla Napoli in tutta la sua bellezza. L’autrice ci accompagna tra le vie di Posillipo ad ammirare il mare, alle feste al Giardino degli Aranci, alle serate al San Carlo, ai concerti in Villa Comunale, tra le trattorie di Antignano e a Via Toledo, la strada dello “struscio”.
Giovanna Mozzillo vive e lavora a Napoli e ha pubblicato numerosi libri tra cui Le alghe di Posillipo (1994, II ed. 2011), Tempo di cicale (1995), Recita napoletana (1999), La signorina e l’amore (2001, finalista al Premio Morante 2002, II ed. 2002), Lavinia e l’angelo custode (2003), Quell’antico amore (2004), La vita come un gioco (2007), Malgrado tu sia altrove (2014), Ritorno in Egitto (2017, ed Marlin) e Il canto del castrato (2019 ed Marlin). Collabora alle pagine culturali di vari quotidiani e riviste, tra cui “Corriere del Mezzogiorno” e “Leggendaria”.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanna Mozzillo che ci ha raccontato alcune aspetti autobiografici legati al libro, la storia della ripubblicazione e alcuni dettagli che riguardano Rossella, la protagonista del romanzo.
“La signorina e l’amore” di Giovanna Mozzillo
Il suo romanzo racconta la vicenda di un amore proibito in un periodo cruciale della nostra storia. Vicende e personaggi del suo libro sono frutto della sua fantasia oppure si è ispirata a fatti realmente accaduti?
«Il punto di partenza è autobiografico. La prima esigenza è stata far rivivere Rosella, la zia che tanto mi ha dato e con cui mi sento in debito, perché, egoista come spesso si è da giovani, credo di non averla ricambiata in misura adeguata. Ma a questa motivazione subito se ne son aggiunte altre, ugualmente pressanti: raccontare la storia della mia famiglia e, raccontandola, evidenziare i valori che mi ha trasmesso e che mi hanno formato. E poi, e si è trattato di un obiettivo che via via che scrivevo è divenuto ineludibile, risuscitare la realtà dell’epoca, perché, anche se da allora in fondo non è passato nemmeno un secolo, tutto intorno a noi è cambiato come se, a trascorrere, fossero stati mille anni.»
Le vicende del suo libro si svolgono nella splendida città di Napoli. Qual è l’aspetto che l’ha attratta di più della Napoli di quel tempo?
«Ho voluto, e anche in questa finalità mi sono riconosciuta con tutta me stessa, rappresentare Napoli come era ancora a quei tempi: bella di una perfetta, incantata bellezza. Una bellezza che ho sfiorato da bambina e il cui ricordo continua a procurarmi uno struggente, e impotente, rimpianto.»
La protagonista del romanzo, Rosella, trova la forza di opporsi alle convenzioni dell’epoca pur di affermare la propria libertà di amare. C’è un aspetto del carattere di Rossella che dovrebbe essere comune anche alle donne di oggi che si attivano nelle lotte per l’affermazione dei propri diritti?
«La mia protagonista trova il coraggio di sfidare i codici di comportamento allora imperanti e dall’esperienza vissuta viene aiutata a crescere e ad arricchirsi di consapevolezze, trasformandosi da fanciulla ingenua e insicura in donna pienamente cosciente della sua identità. Perciò credo che a buon diritto possa esser ritenuta un‘anticipatrice dei valori appassionatamente discussi nell’attuale dibattito sulla condizione femminile.»
Sullo sfondo delle vicende dei protagonisti lei descrive le parate di regime, ricorda i conflitti d’Etiopia e di Spagna, i bombardamenti e il trauma della quotidianità sconvolta dalla guerra. Come reagiscono a questi eventi i protagonisti del suo romanzo?
«Eccetto Teresa, la sorella della protagonista, che da subito comprende l’inaccettabilità del fascismo, gli altri personaggi si lasciano plagiare dalla retorica del regime, applaudono la nostra partecipazione alla guerra di Spagna e la conquista dell’Etiopia e si illudono che l’Italia stia scrivendo una gloriosa pagina della sua storia. Lo scoppio del nuovo conflitto con il razionamento, i bombardamenti e le fughe notturne nel ricoveri smorza ovviamente gli entusiasmi, ma solo di fronte alla catastrofe essi si renderanno pienamente conto di quale tragico errore sia stato acconsentire alla dittatura.»
“La signorina e l’amore” è stato ripubblicato dopo vent’anni grazie a un’iniziativa di Marlin editore. Ci può raccontare le vicissitudini del testo e come è approdato alla Marlin?
«Una condizionante vicenda editoriale ha a lungo sconsigliato la riedizione del romanzo. Quando finalmente la situazione è cambiata, mi è sembrato doveroso affidarlo di nuovo a Tommaso Avagliano che ne era stato il primo editore e aveva così fermamente creduto nella sua validità. Adesso purtroppo Tommaso inaspettatamente ci ha lasciato, ma il figlio Sante ne continua l’opera e quindi è giusto che il libro faccia parte del catalogo della Marlin.
Aggiungo che saperlo tornato nelle librerie mi dà grande gioia, perché i personaggi son come figli, chi li ha messi al mondo vorrebbe vivessero a lungo, ma, è ovvio, affinché questo avvenga, l’attenzione e la commozione dei lettori sono indispensabili. Inoltre, dato che si tratta di un “come eravamo”, penso che nel momento critico che oggi stiamo vivendo, i fatti che narra e la realtà che descrive possano riuscire utili a ricordarci l’insostituibile valore della democrazia e la necessità di impegnarci per difenderla.»