In un workshop previsto per venerdì 15 maggio, nella sala convegni della cooperativa “La Guardiense”, si discuterà dell’importante e innovativo progetto teso a valorizzare, il potenziale enologico sannita. E’ noto, infatti, che nell’areale beneventano, si coltivano vitigni di grande pregio come l’Aglianico e la Falanghina, da cui si producono vini fermi e spumanti di qualità, che non sempre riescono a ottenere un’adeguata collocazione sul mercato.
Il progetto VITIS, in sintesi, proprio alla base di valutazioni, maturate nel corso degli ultimi anni attraverso il dialogo costante tra gli operatori del settore e il mondo della ricerca scientifica, intende stimare l’attitudine delle uve Falanghina e Aglianico, coltivate nel Sannio, alla produzione di un vino spumante di qualità, molto tipizzato. Con tale strategia si punta alla produzione di vini a forte identità territoriale, si varia l’offerta produttiva, si rafforza il legame tra areale di produzione e prodotto, si creano identità territoriale e nuovo valore.
Non a caso, il progetto è stato elaborato e realizzato con l’apporto di diversi partner, appartenenti al mondo dell’impresa e della ricerca; fra essi, oltre alla cooperativa La Guardiense, anche il Dipartimento di Agraria dell’Università “Federico II” di Napoli e il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università del Sannio.
Il sodalizio guardiese è il soggetto capofila e da sempre impegnato per favorire lo sviluppo economico del territorio sannita. Il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli “Federico II” partecipa mettendo in campo due gruppi di ricerca, competenti per le aree della genomica e della enologia; mentre, il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università del Sannio favorirà la realizzazione del progetto mediante l’apporto di un ampio ventaglio di competenze, che riguardano gli ambiti disciplinari: agroalimentare, gestionale, organizzativo e di marketing.
Per quanto attiene, invece, i risultati attesi da questa iniziativa, è fuori dubbio che lascerà al territorio e alla filiera un patrimonio di conoscenze che potrà essere utilizzato in futuro per indirizzare le traiettorie di sviluppo nell’area. Le indagini genetiche mirano ad ottenere la conferma scientifica di quanto viticoltori ed enologi intuiscono da decenni: i vitigni tipici del Sannio hanno caratteristiche e proprietà del tutto particolari scritte nel DNA.
In merito alla tipicità, invece, le indagini enologiche puntano a valutare gli areali di produzione più vocati, definire protocolli di produzione innovativi, selezionare ceppi di lieviti autoctoni, “costruire” un prodotto a forte caratterizzazione territoriale. L’apporto dell’area economica e aziendalistica si concentra invece sulla catena del valore e sulle più valide strategie commerciali delle innovazioni messe in campo.
Un altro aspetto non secondario è legato alla sostenibilità e all’impatto ambientale delle innovazioni una volta adottate. Si punta, infatti, alla riduzione dell’impiego di agenti chimici nelle produzioni, grazie alle conoscenze acquisite in riferimento all’ interazione dei geni dei due vitigni indagati, Aglianico e Falanghina, con le condizioni ambientali.
Al workshop sono previsti gli interventi di: Domizio Pigna (Presidente Cooperativa La Guardiense); Libero Rillo (Presidente Consorzio Samnium Tutela Vini); Antonio Campese (Presidente CCIAA Benevento); con le relazioni tecniche di: Giuseppe Marotta (Responsabile scientifico Mis.124-PIF VITIS); Luigi Frusciante (Responsabile dell’unità di ricerca di genetica); Luigi Moio (Responsabile dell’unità di ricerca di enologia); mentre, le conclusioni sono affidate a Gennarino Masiello (Presidente regionale Coldiretti, componente del Partenariato costituente il PIF-VItis) e a Filippo Diasco (Direttore Generale per le Politiche Agricole e Forestali della Regione Campania).