Un lavoro di seria divulgazione
La scienza dei conflitti sociali di Valerio Capraro e Sandro Calvani edito da FrancoAngeli, è un libro che ci aiuta a riconoscere i conflitti quotidiani in cui potremmo restare intrappolati, e ci spinge a riflettere sul meccanismo da mettere in atto per trasformare quel conflitto in un momento di confronto.
La scienza dei conflitti sociali è un testo alla portata di tutti, che in un linguaggio semplice e coinvolgente, ci indirizza al raggiungimento della felicità, ossia ad una visione d’insieme della realtà che ci circonda, imparando a generare valore e a superare le frammentazioni.
Le evidenze scientifiche su cui si basa il libro di Valerio Capraro e Sandro Calvani, ci restituiscono risultati sorprendenti. Si mettono a nudo le dinamiche che sottendono i conflitti politici (la differenza tra destra e sinistra), i conflitti di cultura (argomento legato strettamente al fenomeno attualissimo delle migrazioni), il conflitto tra donna e uomo, i conflitti innescati dalle fake news e molto altro ancora.
Il libro affronta con delicatezza, ma anche con responsabilità e professionalità, temi cruciali e delicati che attraversano la nostra società. E li affronta con coraggio, mettendo a nudo la realtà in tutte le sue sfaccettature, senza giri di parole e senza omissioni.
Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Valerio Capraro e Sandro Calvani per approfondire alcuni aspetti affrontati e analizzati ne La scienza dei conflitti sociali
“La scienza dei conflitti sociali” di Valerio Capraro e Sandro Calvani
Intervista agli autori
Partiamo dall’inizio. Chiedo a lei Valerio, come è iniziata questa collaborazione e cosa vi ha spinto a realizzare un libro che parla del raggiungimento della felicità
Abbiamo osservato che gli esseri umani sono al mondo con un solo obiettivo: cercare la felicità. Il problema più frequente è che la felicità di una persona entra a volte in conflitto con la felicità di un’altra. Per questo, i conflitti sono una delle cause principali di infelicità umana e quindi la risoluzione cooperativa dei conflitti è fortemente legata alla felicità. Dunque, la risoluzione dei conflitti è forse uno dei temi più importanti di cui occorre parlare per aiutare tanta gente che ne soffre. Siamo partiti da questa idea, io e Sandro, due esperti di risoluzione di conflitti, io da un punto di vista più teorico, Sandro più pratico. Abbiamo pensato di unire le forze e scrivere un libro che parta dalla spiegazione teorica di alcuni conflitti più comuni fino ad arrivare a delle proposte pratiche per ridurli e gestirli.
I conflitti che caratterizzano il nostro quotidiano, da quello familiare a quello politico e internazionale, sono il fulcro della vostra analisi e delle vostre riflessioni. E’ un azzardo dire che i conflitto, a tutti i livelli, si genera perché ad una delle parti serve, torna utile?
Teorizzare il vantaggio presunto di creare conflitti più che un azzardo è una maschera, magari famosa, simpatica o terrificante. Invece che la maschera, bisogna scoprire e guardare bene la vera faccia nascosta dei conflitti. Essi esistono e si rafforzano nei nostri cervelli, spesso nelle nostre emozioni o addirittura nel nostro inconscio, fino a convincerci della totale inconciliabilità tra un qualche “noi” e un qualche “loro”. Messi sotto il microscopio della ricerca scientifica e delle esperienze della vita reale, i conflitti sono come un puzzle di migliaia di pezzetti messi alla rinfusa. Ma appena si dà un’occhiata alla bellezza della foto da ricomporre, si capisce anche che, con un po’ di pazienza, lo potrebbe fare chiunque.
Valerio, nel vostro libro avete affrontato diversi temi cruciali tra cui quello delle fake news. Ci raccontate chi le mette in giro e perché; come diventano virali e perché finiamo col crederci. Parlate anche di Metodi di debunking e prebunking. Ci potete spiegare brevemente in cosa consistono e a cosa servono?
Esistono diverse tipologie di fake news. Alcune vengono effettivamente messe in giro da persone che hanno interesse di far credere ad altri una certa cosa. Altre fake news invece nascono da piccoli errori e distorsioni che si accumulano l’uno sull’altro, senza una evidente responsabilità unica o iniziale. La maggior parte delle fake news diventano virali perché danno sfogo a una emozione collettiva. Le persone credono alle fake news perché evoluzionisticamente siamo portati a credere a qualunque cosa ci venga detta; la teoria più accreditata è che il linguaggio sia nato per risolvere problemi comuni e che l’uso del linguaggio a fini di inganno si sia sviluppato successivamente. I metodi di debunking consistono nel verificare la veridicità di una notizia per poi bollarla come falsa nel caso risultasse tale. Invece, i metodi di prebunking mirano a risolvere il problema a priori, prima della pubblicazione delle fake news, inducendo psicologicamente le persone a non cadere nelle fake news
Mi ha colpita particolarmente il titolo dell’ultimo capitolo: “Il neo-illuminismo: potremmo tutti vivere meglio se usassimo la testa un po’ di più”. Secondo lei Sandro, siamo davvero interessati a ragionare di più per arginare potenziali conflitti? Oppure usiamo scientemente poco la testa per evitare di accollarci quotidiane beghe che minerebbero la nostra serenità? Una sorta di spirito di autoconservazione? (non vedo, non sento, resto nella mia comfort zone)
Nel libro descriviamo una ricetta semplice ed efficacissima per imparare ad usare la testa un po’ di più. Proponiamo di metterci la dose giusta di ragione, di scienza e di umanesimo. Lo possono fare tutti, o almeno provarci attraverso piccoli aggiustamenti nel quotidiano, che non mettono mai a rischio il quieto vivere. Se le trasformazioni conflittuali che viviamo nel nostro tempo potessero essere guarite con l’accidia, l’indolenza, l’indifferenza, la non collaborazione (che sono molto diffuse) il mondo non sarebbe così infelice, come credo tutti riconoscano. La collaborazione basata su scienza, ragione e umanesimo è ineludibile per cambiare paradigma di sostenibilità delle società occidentali complesse, per ridurre la loro liquefazione. Le società liquide, fatte di miliardi di comfort zone private, non si autoconservano, piuttosto si autodistruggono.
Il vostro saggio analizza i conflitti a 360° gradi, indagando l’aspetto economico, psicologico e biologico. In che percentuale incide l’aspetto biologico?
Dipende dai conflitti. Per esempio le divisioni politiche, sebbene abbiano un aspetto biologico dovuto all’ereditarietà delle credenze politiche (esatto, le credenze politiche sono in parte ereditarie), hanno anche una forte componente ambientale, nonché una componente unicamente umana: nessuno ha mai visto due scimpanzè discutere di politica! I conflitti dovuti all’immigrazione e la violenza sulle donne hanno invece una componente biologica molto più marcata. Il conflitto tra chi emigra in cerca di una risorsa e chi quella risorsa già ce l’ha è trasversale a tutte le specie animali. Similmente, il conflitto tra maschi e femmine è trasversale a tutti i mammiferi: in tutti i mammiferi, le femmine pagano un costo più alto dei maschi per riprodursi, il che implica che gli interessi dei maschi e delle femmine non siano allineati, e questo genera conflitto. Riguardo alle fake news, anche questo è un conflitto con poche radici biologiche.
Progetti per il futuro? Avete pensato ad un alto lavoro a quattro mani?
Restando nello stesso campo, potremmo pensare a un sequel per analizzare cause e soluzioni di altri conflitti che forse fanno meno notizia, ma non meno danni: per esempio quello tra le diverse generazioni, oppure quello tra gli ambientalisti e chi preferisce sfruttare le risorse naturali senza regole. Dato che abbiamo esperienze professionali molto diverse, la nostra collaborazione atipica potrebbe inventare altri progetti. Ma prima vogliamo vedere quanta gente è disposta ad ascoltare il nostro metodo scientifico, tranquillo e non urlato.