La Corte di giustizia dell’Unione europea ha presentato di recente una proposta di riforma del sistema giudiziario europeo che, dopo essere stata approvata di massima dal Consiglio dell’Unione europea, è adesso all’esame del Parlamento europeo. Questa proposta di riforma è di cruciale importanza perché mira a rafforzare in modo duraturo l’efficienza della giustizia nell’interesse del cittadino europeo. Il contesto in cui si inserisce la proposta: l’aumento del contenzioso e la durata eccessiva.
Da molti anni, il Tribunale si trova in una situazione estremamente difficile legata al costante aumento del contenzioso: il numero delle cause proposte dinanzi a tale organo giurisdizionale è aumentato da 398 nel 2000 a 912 nel 2014. Quest’aumento esponenziale appare strutturale e rischia peraltro di continuare. Per far fronte a tale situazione, sono già state adottate molte misure che hanno prodotto un considerevole aumento dell’efficienza e consentito notevoli prestazioni in termini di cause definite.
Tuttavia, nonostante questi sforzi, per il Tribunale non è stato possibile moderare il ritmo d’incremento dell’arretrato di cause pendenti. Di conseguenza, allo stato attuale delle cose, il Tribunale non è in grado di far fronte, in modo duraturo ed efficace, al numero e alla complessità sempre maggiori del contenzioso che deve trattare. A causa di tale squilibrio strutturale e crescente, la durata del trattamento delle cause complesse dinanzi al Tribunale, come il contenzioso economico, è diventata particolarmente lunga.
In tale contesto, va ricordato che l’eccessiva durata di un procedimento può comportare la violazione del diritto di essere giudicati entro un termine ragionevole, sancito all’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali, ed espone l’Unione al rischio di essere condannata nell’ambito di ricorsi per risarcimento danni, le cui conseguenze finanziarie dovrebbero essere assunte dal bilancio dell’Unione. In un anno, infatti, sono già stati proposti dinanzi al Tribunale cinque ricorsi per risarcimento danni, nell’ambito dei quali l’importo totale dei danni reclamati ammonta a 26,8 milioni di euro.
La soluzione proposta dalla Corte – Già nel 2011, per affrontare questa sfida, la Corte ha formulato, in particolare, la proposta di portare da 27 a 39 il numero dei giudici del Tribunale. Questa proposta, che ha ricevuto parere favorevole della Commissione europea, l’approvazione in prima lettura del Parlamento europeo e l’accordo di massima del Consiglio, non ha però avuto esito favorevole perché è mancato l’accordo tra gli Stati membri sul modo di designazione di questi giudici supplementari. Nel 2014, su invito della presidenza del Consiglio e alla luce del deterioramento della situazione rispetto al 2011, la Corte ha proceduto a migliorare la sua proposta.
La proposta di riforma attualizzata mira, infatti, a rafforzare l’efficienza complessiva del sistema giudiziario dell’Unione e ad apportare soluzioni strutturali e durature. È importante sottolineare che tale proposta è il frutto di intense discussioni e scambi fra i tre organi giurisdizionali che compongono l’Istituzione (Corte di giustizia, Tribunale e Tribunale della funzione pubblica), nel corso dei quali il Tribunale ha espresso la sua preferenza per la creazione di un organo giurisdizionale specializzato e il Tfp il suo sostegno alla soluzione proposta. Considerando che l’esperienza (in particolare l’aumento del numero dei referendari o la creazione di un organo giurisdizionale specializzato) dimostra che non esiste alcuna alternativa duratura, la Corte di giustizia, che rappresenta l’Istituzione, ha presentato la proposta che oggi è sottoposta al legislatore europeo.
In che cosa consiste la proposta della Corte ? La Corte propone la creazione di 21 posti di giudice per rafforzare il Tribunale in tre tappe, secondo il seguente calendario: − nel 2015: aumento di 12 giudici; − nel 2016, in occasione del rinnovo del Tribunale, aggiunta di 7 giudici, tramite l’integrazione del Tribunale della funzione pubblica nel Tribunale, portando il numero dei giudici del Tribunale a 47; − nel 2019, in occasione del seguente rinnovo del Tribunale, il numero dei giudici sarebbe aumentato di 9 unità, giungendo a un totale di 56 giudici. Questo frazionamento in tre tappe si fonda su ragioni di ordine giurisdizionale (seguire lo sviluppo costante del contenzioso portato davanti al Tribunale) e ragioni di bilancio (spalmare su più esercizi le conseguenze di bilancio della riforma proposta). Occorre ricordare che, in tal modo, questa proposta non risponde solamente alle immediate esigenze del Tribunale, ma mira soprattutto a rafforzare l’efficienza del sistema giudiziario europeo nel suo insieme, in maniera duratura. Innanzitutto, l’attuazione della proposta permetterà al Tribunale di porre fine alla crescita del numero delle cause pendenti e di cominciare a riassorbire il suo arretrato. La durata dei procedimenti dinanzi al Tribunale sarà di conseguenza ridotta e, pertanto, i rischi di condanna dell’Unione per violazione dell’obbligo di statuire entro un termine ragionevole diminuiranno. Inoltre, l’architettura giurisdizionale dell’Unione sarà semplificata, la sua complessiva efficienza rafforzata e la coerenza della sua giurisprudenza agevolata, poiché un unico organo giurisdizionale, la Corte di giustizia, sarà incaricato di assicurare l’uniformità d’interpretazione delle norme giuridiche nell’ambito delle impugnazioni.
Grazie a questa riforma, la Corte considera che il Tribunale guadagnerà anche in flessibilità nel trattamento del contenzioso: nell’interesse di una buona amministrazione della giustizia, esso potrà assegnare un maggiore o minor numero di giudici a una o più sezioni, a seconda dell’importanza e delle esigenze di ciascuna causa e dell’evoluzione del contenzioso. In questo modo, la riforma mira anche a consentire la salvaguardia e il costante miglioramento della qualità e della serenità della giustizia resa in nome dei cittadini europei. Infine, non si deve perdere di vista il fatto che anche il contenzioso dinanzi alla Corte è in costante aumento. Il rafforzamento del Tribunale permetterà, quindi, un eventuale trasferimento di talune competenze dalla Corte al Tribunale, che è l’unica soluzione pervista dai Trattati per far fronte a un congestionamento a livello della Corte. Costo della proposta – Invitata dalle autorità di bilancio e legislative, la Corte ha acconsentito a una riduzione del 25% del costo totale della riforma. Di conseguenza, il costo complessivo della riforma, per tutte le tre fasi, ammonta a 13,875 milioni di euro l’anno, il che rappresenta lo 0,01% circa del bilancio dell’Unione (135 miliardi di euro). Paragonato al costo della riforma proposta nel 2011, tale cifra rappresenta un aumento del 23%, mentre il carico di lavoro del Tribunale, nel corso dello stesso periodo, è aumentato del 43%. In questo contesto, va sottolineato che, se non viene presa una decisione in tempi brevi, la situazione continuerà ad aggravarsi rapidamente, a discapito dei cittadini e del bilancio dell’Unione. Infatti, considerata l’importanza dei flussi finanziari coinvolti, i rischi per il buon funzionamento del mercato interno legati alla mancanza di una soluzione definitiva sono altissimi. L’ammontare delle ammende inflitte dalla Commissione e contestate dinanzi al Tribunale nonché quello dei recuperi disposti nelle cause sugli aiuti di Stato si calcola in miliardi di euro, che sono altrettante somme bloccate in attesa di una pronuncia giudiziaria e il di cui il mercato interno viene privato.